Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/111

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rassegna bibliografica 107

regole di critica, corrispose sì poco all’intento da necessitare una nuova correzione, fondamento all’edizione procurata da Clemente VIII, di cui rende conto l’iscrizione posta nel castello allora colonnese di Zagarolo, dove si fece l’ultima revisione sotto Gregorio XIV. L’essersi Sisto V fatto indurre dall’antico astio contro il predecessore suo a malmenare una delle più belle imprese scientifiche, qual’è la correzione del calendario, qualificandola contraria ai concilj, ai Padri e a Sant’Ambrogio e non meno alle regole delle matematiche, e chiamandola vergogna del papato, è una prova evidente quanto tristissima della pessima influenza dall’educazione presso gli ordini mendicanti esercitata finanche sulle menti robuste. Il papa non faceva mistero d’aver veduto nei sogni, convien credere a punizione di questo ed altri misfatti, Gregorio XIII nelle fiamme del purgatorio, sicché fece celebrare in varie chiese delle messe pel riposo della povera di lui anima. Non è un aneddoto di Gregorio Leti; Giovanni Gritti orator veneto lo racconta in un dispaccio indirizzato a Pasquale Cicogna.

V. Durante l’intero regno di Sisto quinto infierì il duello tra Francia e Spagna; duello principiato prima della di lui assunzione, terminato allorquando egli non era più tra’ vivi; nel quale egli, invece di starsi semplice spettatore, trovossi implicato da secondo, più di quel che era nelle intenzioni sue. Il giudizio dal pontefice profferto su i sovrani dei due stati, dei quali uno serviva da teatro al combattimento, mentre l’altro stava per esaurire le proprie risorse per farsi e conservarsi una posizione alla lunga non consentita dalle condizioni politiche d’Europa, tal giudizio era tanto diverso, quanto era diversa l’attitudine del papa al cospetto di siffatti monarchi. Sisto quinto non amava Filippo II. Il re, il quale in certo modo più dei pontefici capitanava il mondo cattolico, ispiravagli stima non esente di timore, sentimento insopportabile ad uomo energico, il quale di mala voglia piegavasi alle conseguenze della di lui politica. Egli non sentiva né poteva sentire stima di Enrico III, ma aveva riguardo alla difficilissima posizione di cui non era l’intera colpa nel re. Lo compativa ed avrebbe desiderato aiutarlo, posto che fosse stato possibile aiutare un uomo così debole e falso, alla volta pinzochero e moralmente