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potere de’ Longobardi che a’ Bizantini la tolsero, questi, quasi a rifarsi della perdita, e col pensiero del riacquisto, cominciarono a chiamar Calabria le possessioni che loro restavano ne’ Bruttii. Dal che nacque che il vecchio nome di Brettia o Bruttium andò in di leguo, quello di Calabria vi prevalse, e da indi in poi, tramutato di sede, rimase appellativo della contrada che di presente lo porta1.

La quale, così ribattezzata, passò fra conquassi ed arsioni, da Bizantini a Saracini, e per converso; in fino a che i Normanni, sovrapponendosi agli uni ed agli altri, ne rimasero soli signori, introducendovi i feudi2. E da costoro travalicando, a similitudine delle provincie sorelle, agli Svevi, agli Angioini, agli Aragonesi, a quei di Spagna e d’Austria, fino alla casa oggi regnante, con tutti si può dire essere stata per ogni verso sventuratissima. Palleggiata di padrone in padrone, retta per guerre e per catene, dalla feudalità angariata, da’ magistrati regii concussa, per tutto smunta, corsa, sbatacchiata, fatta misera per le contese di tanti dominatori; secondochè la mala fortuna del Reame girò.

Ne’ quali mutamenti furono virtù de’ suoi figli il coraggio, i virili propositi, i conati con che più d’una volta tentarono scuotere il giogo dell’annosa servitù; ma furono vizi il parteggiare, le invidie personali e di municipio, la lunga tolleranza del male, la contumacia ne’ giorni del pericolo, il difetto d’unione, l’incostanza politica, ossia l’odio continuo del presente e il continuo desiderio di nuovo stato: cagioni ed effetti delle miserie loro, e de’regnicoli in genere.

V. Sono i Calabresi gente altera, intrepida, valorosa, risoluta, d’animo bollente. Confinati laggiù, e però quasi romiti, e da rarissimi viaggiatori appena visitati, conservano dell’indole primi-

  1. Questa corografica mutazione seguì nel secolo VIII, e propriamente dopo il 752. A ben porvi mente è necessario, essendo caduti in grandi strafalcioni i cronisti, appunto per avervi badato poco. Confondendo le date, i luoghi, gli eventi, i personaggi hanno attribuito alla Calabria nuova le cose dell’antica, ed a questa le cose di quella; ingannali dalla medesimezza del nome.
  2. «I Bizantini e i Saraceni feudi non conobbero.. .. Furono i Normanni, che in queste provincie (in Calabria) gl’introdussero, ad esempio delle altre ch’erano più lungamente durate sotto la dominazione de’ Longobardi. Quindi. ...i baroni di Catanzaro, di Sinopoli, di Cosenza, di Tarsia, di Bisignano, di Girace, di Melilo, di Policastro e molli altri». — Giannone, Stor. civ. del Regno di Napoli, lib. X, cap. XI.