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Pagina:Archivio storico italiano, VIII, 4, 1858.djvu/48

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fosse da antichissimo non solo abitata, ma incivilita a segno, che di qua partissero i dirozzatori della Grecia, dell’Egitto, perfino dell’India. Tal’opinione a cui persuada, la pigli. Quanto a noi, accettiamo il mistero che, come la generazione delle cose, così in volge la genealogia de’ popoli. Non v’è paradosso al quale non possa imprimere aspetto di probabilità un’erudizione vanitosa, comunque fallace o insufficiente.

Certo è che delle genti, o cresciute qua, o venute di fuori, arduo riesce di discernere la stirpe e le vicende, come di tutte le altre dell’italiana penisola; tanto più che la scarsezza de’monumenti prischi toglie la possibilità di spiegare e di correggere l’ignoto col noto. E l’appoggiare le opinioni ed i giudizii sopra errori o incertezze falsa necessariamente le ragioni del discorso.

Antichi scrittori di storie non ha la Calabria. I pochi nuovi1 vennero tardi, e però senza autorità. Gli antichissimi non posero mente a raccogliere le memorie patrie, o a noi non arrivarono. Fossero anche arrivate, ce ne avrebbero potuto rivelare le origini e le istituzioni? Già sformate, le tradizioni rimasero dal passare di bocca in bocca, dall’ignoranza del volgo, dalla scaltrezza sacerdo-

  1. Cioè:

    Garriele Barrio. De antiquitate el situ Calabriae. Romae, 1571.
    Tommaso Aceti. In Gabrielis Barrii libros quinque. . . . prolegomena, addiliones et notaa. Romae, 1737.
    Girolamo Marafioti. Cronache et antichità di Calabria. Padova, 1601.
    Elia Amato. Pantopologia calabra. Napoli, 1725.
    Giovanni Fiore. La Calabria illustrata.
    Zavarroni. Biblioteca calabra.
    Domenico Martire. Storia di Calabria. (Non istampata, ma in due volumi serbasi manoscritta nel collegio di S. Francesco di Paola ad montes, in Roma). Giuseppe Moribani. Bruttium ecclesiasticum vetus, graecanicum, et novum.
    Antiquitates veterum Bruttiorum. ( Opere rimaste incompiute per la morte dell’Autore. Si ha appena il sommario della prima; e della seconda non esiste che il primo libro, il quale conservasi nella Biblioteca Borbonica di Napoli).

    Lavori tutti o di minutaglie erudite, o di notizie topografiche, che aspettano sempre la mano che li fecondi e li ripulisca, e loro dia la tempera e il pregio veramente storico che non hanno. I loro autori, frati i più, fecero quel che poterono. Toccherebbe ora a qualcuno degli studiosi calabresi riseminare il campo, e sbrattarlo del troppo e del vano, e alla cultura moderna renderlo più adatto. E deh I beato chi abbia agio e quiete ed amore da ciò!