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di reggio di calabria 55

venerabondo, se mai a qualche pulsazione delle arterie possa dire che morta non è.

È Reggio, tra le città di Calabria, la più gioconda; e soprabella la sua campagna. Vaga così che come ad essa tu ti avvicini, più alla mente ti si pinge che qua d’intorno sia caduto un pezzo di cielo. Un sole benefico, chiari rivi scendenti da’poco discosti Appennini, fragranti orezzi, rigoglio di piante, apriche e deliziose colline, freschezza di siti all’ombra degli aranci, de’ gelsi, de’ limoni, de’ fichi, de’cedri, de’ granati, tale ti fanno letizia che l’animo se ne ricrea, e la natura par che ti carezzi. Giardino del Reame può dirsi, come Italia fu detta giardino di Europa.

Città già antica fra le antiche, di cui perfin l’origine s’ignora, forse opica e tirrenica, di certo anteriore alle età splendide di Grecia e di Roma. Già repubblica, poi tirannide, poi repubblica da capo, poi città federata, municipio, colonia militare sotto i Romani; poi tra Bizantini c Saraceni disputata; da Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnuoli, Austriaci governata, o, meglio, sgovernata. Fatta illustre, oltre per l’ingegno de’ suoi abitanti, per bella perizia di arti e di lettere, per egregi fatti di guerra, per chiari uomini, per mercature, per ordini civili, per doti altre parecchie. Dalla varia fortuna di tanti dominatori travolta, eppur serbando nella rovina sua l’antico onore. E per le stesse sue discordie politiche e per le cause di sua declinazione forse più di quel che pare istruttiva; perocchè se niuna lezione sia giovevole agli uomini «è quella che dimostra le cagioni degli odii e delle divisioni delle città, acciocchè possano, col pericolo d’altri diventati savi, mantenersi uniti1».

Chi dunque non vorrebbe conoscere le particolarità della sua storia? la storia d’una città, di cui il nome si trova tramischiato a tutti gli eventi degli annali napolitani, antichi e moderni?

XI. Epperò miglior carico non potea tórsi il Bolani, che quello di raccontarla. E giacchè ogni età ha un criterio e un linguaggio suo proprio, ogni storico un proprio modo di giudicare e connettere i fatti, così alla verità e alla cerna di questi ha egli più specialmente vólto l’animo.

«È proposito mio (dice nella prefazione) di non lasciarmi distrarre da digressioni e discussioni che dal tema mi dilun-

  1. Machiavelli, Ist. Fior., proemio.