Pagina:Archivio storico italiano, VIII, 4, 1858.djvu/57

Da Wikisource.

di reggio di calabria 57

delle vicissitudini sue fino al dominio de’ Campani, ed al primo sovrastare de’ Romani che le tolsero affatto l’indipendenza. È questa l’età eroica di Reggio, quando i suoi figli a chi volle loro tórre la libertà talvolta piegarono, ma tal’altra seppero «unirsi in un volere e cacciarlo a rumor di popolo fuori della loro città1»; ed a re Dionisio, che aveva chiesto per moglie una loro conterranea, risposero non aver per lui che la figliuola del boia2. Soltanto a cittadini educati alla Scuola Italica venivano allora conferiti i primi gradi del governo; ai quali «è veramente dovuto quell’ordinamento civile, e quel fruttuoso e solido progresso, la cui mercè questa ed altre repubbliche raggiunsero una virilità ed opulenza che «sembra favola a’ moderni3». Un consiglio di mille, un senato, arconti, pritani, formavano le magistrature supreme. Diffuso l’amore delle scienze, delle lettere, delle arti gentili; floridi i traffichi e i commerci. E se ebbesi a patire disastri, eccidi, suggezione, niquitosi reggimenti, e mala vicenda di servitù e di libertà, non manca rono tuttavia bei giorni di vivere riposato e senza «nè prepotenze e discordie domèstiche, nè tirannidi o forestiere ingerenze4».

XIII. Discorre il libro secondo (dall’anno di Roma 483 all’anno di Cristo 623) de’ casi della città, che, non più autonoma, passò a tutta balìa de’ Romani; da prima tenuta per patti di federazione; poi in municipio ridotta, ma serbando le greche sue istituzioni e costumanze; per le guerre puniche in vario modo travagliata; da Annibale non potuta occupare; stata di scampo a Cicerone, fuggente dalla persecuzione di Clodio; in colonia militare trasmutata durante il Triumvirato e sotto Augusto; nel continuare dell’Impero aggregata alla regione della Lucania e Bruttii, e fatta sede del Correttore; sottratta all’autorità di quello col sopravvenire dei Barbari, ma restituita da Belisario; in mano a’ Goti caduta; da Buccellino longobardo saccheggiata ed arsa; in potestà de’ Bizantini tornata.

Tempi procellosi furono questi per Reggio. Tuttavia non pari al travaglio il danno; avvegnachè, per virtù di quel poco di

  1. Lib.I, cap. 2, §.6.
  2. Ivi, cap. 4. §. 3. — In questo medesimo cap. 4, §. 10, vedi un’altra bella risposta di Pitone al tiranno di Siracusa.
  3. Ivi, cap. 3, §. 2.
  4. Ivi, cap. 3, §. 2 e 8.