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di reggio di calabria 67

blici edifizi; di nuovi fondatone; ravvivato il commercio, e da due fiere franche annuali sovvenuto; abbastanza procaccianti le industrie, soprattutto quella della seta; non trasandate le lettere nè le arti liberali; parecchi nomi di cittadini illustri; più ragguardevole divenuta per la regia udienza del tribunale, qua trasferita da Catanzaro1. Di forma che al vederla, dopo tanti secoli di sventure, un po’ rifocillata, e riabbellite le sue vie con vario ordine di pubbliche opere e di civili e religiosi istituti, avresti detto che prospera ed operosa le fosse ritornata la fortuna. Ma no, chè di sotto le rodeva i nervi la tarma della mala signoria vicereale.

Aveva inoltre i soliti privilegi, il solito magistrato de’ Sindaci, i soliti ordini di cittadinanza2. Del resto serva come prima, le gravezze insopportabili, crudeli ed inesorabili i giudizi. Quindi le gozzaie, i mali umori, le congiure3.

XVIII. Al libro settimo (dall’anno 4600 al 1722) danno argomento le condizioni di Reggio durante il secolo diciassettesimo.

Al passeggiero sollievo dell’età scorsa è succeduta la discordia; alle guerre di fuori le baruffe di dentro. I nobili guasti dalla

  1. Ivi, cap. 3, §. 5; cap. 4, §. 5 e 8.
  2. «La cittadinanza di Reggio si partiva in tre ordini: nobili, onorati (o civili) e popolari. Ai nobili, dalla metà del cinquecento fino ai principii del seicento, si dava il titolo di magnifico, all’onorato di nobile, al maestro di onorato. Quel regio uffiziale, che sotto la precedente dinastia aragonese aveva il comando militare e civile della città e suo distretto, e si chiamava Capitanio, sotto il dominio spagnuolo fu detto Governatore, o Capitano a guerra; e quello che teneva il coarando della provincia e nomavasi Luogotenente, fu detto Preside dagli Spagnuoli. In mancanza e assenza del Governatore ne teneva le veci il Sindaco nobile. I tre Sindaci amministravano ordinariamente una settimana per ciascheduno, e se incontrava che mancassero tutti e tre, allora l’amministrazione municipale restava affidata al più anziano degli Eletti nobili del Consiglio generale (o Parlamento o Reggimento che dir si voglia). I Sindaci davano possesso al Governatore, e costui a’ Sindaci, prima nella chiesa di san Gregorio, poi nella Cappella di Santa Maria del Popolo, quando questa fu eretta nella cattedrale dal cantore Antonio Tegani. Il pubblico Parlamento, o Consiglio sopradetto, si convocava ad sonum campanae nella casa della città dirimpetto al duomo, che dicevasi il Toccogrande; ed in una casa presso la chiesa della Cattolica, che si diceva il Toccopiccolo, raccoglievansi a consiglio i patrizi, quando si trattasse o di affari del loro ordine, o di proposte da farsi nel pubblico reggimento, del quale le deliberazioni si chiamavano conclusioni reggimentarie». — Ivi, cap. 2, §. 4.
  3. Vedi in fine dell’articolo, nota A.