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quella delle cose predette, che li sa di scarsità. Il che vogliamo notato non tanto per disegnare una piccola lacuna ch’è in cotesta fatica dell’egregio Calabrese, per molti altri rispetti pregevole, quanto per lamentare come alcuni fra gli studiosi non sieno ancora venuti nella persuasione di curare, in quella misura che i tempi forse meglio richiederebbero, la parte civile, ossia politica, delle composizioni loro. Eppure chi non sa che, nelle storie specialmente, è questa la parte più vitale ed ammaestrativa? È ella infatti la storia, nel l’ambito suo maggiore, altro che azione ed esperienza nell’ordine delle cose pubbliche?

Onde ben s’avvisava chi lei definiva scienza fisiologica de’ governi, per dire ch’essa mostra la qualità delle aggregazioni civili, indica i segni delle loro malattie, fa prognostici de’ loro agitamenti, mette innanzi i rimedi. E chi ben guarda, è invero la scienza delle storie somigliante molto a quella della medicina: tuttaddue, per le esperienze del passato, porgono regole di sanità e documenti di guarigioni; tuttaddue dalla natura de’ loro soggetti sono tratte a fallare, l’una per le varietà speciali che, non ostante la medesimezza de’ casi, hanno i corpi nostri, l’altra per le variazioni a cui sono sottoposti i corpi civili negli avvicendamenti de’ secoli e de’ popoli; tuttadue tanto più arrecano pro, quanto meglio, considerati i fatti, ammaestrano a cavarne buona guida per conoscere quando e fin dove la somiglianza de’casi sopporti la somiglianza de’ rimedi. Conciossiachè questo importi ben fissarsi nella mente, che, come nelle singole persone così in tutte le città e in tutti i popoli, sono, o poco o assai, quei medesimi desiderii e quei medesimi umori che vi furono mai sempre; di sorta che dallo esame delle cose passate non è arduo antivenire le future, e alle presenti provvedere, secondo i modi usati da coloro che ci precorsero, e, non ne trovando degli usati, pensarne de’ nuovi, per la similitudine degli accidenti. Le quali considerazioni, perchè son neglette dal più degli uomini, e neglettissime da chi governa, ne seguita che sempre sono i medesimi scandali, e i medesimi mali, e quindi i medesimi moti e le medesime reazioni. Or se chi compone storie a tutto questo non bada, il resto approda poco; sendo esse, senza efficacia morale e civile, prive d’ogni lievito e nutrimento, o, al postutto, buone a far dell’ingegno una conserva di fatti, una stanza di masserizie, e nulla più.

Forse al Bolani sono scusa e i tempi e il paese in cui scrisse, e non diciamo che no. Ma appunto ciò gli avrebbe partorito merito