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vita di domenico cirillo 107


Appena gridata la repubblica, fra’ pochi che avevano a rappresentare la nazione fu chiamato Domenico Cirillo.

Il quale per questa nobiltà di popolo non volle saperne sulle prime, e diede la rinuncia, forse sdegnato anche degli atti imperativi del conquistatore forestiero: in sua vece fu posto il Logoteta, siccome leggevasi nel primo numero del Monitore della Repubblica del 2 di febbraio 1799, che fu per l’appunto il numero primo del giornale diretto e compilato dalla celebre Eleonora Fonseca Pimentel, sublime donna, amica degnissima del Cirillo.

Ma dopo alcun tempo, ne’ bisogni maggiori, quando si seppe che il Direttorio di Francia negava il formalo riconoscimento e la lega, ei fu chiamato dalla voce pubblica e da’ privati comizi cittadini a sedere nella Rappresentanza. Nè si negò, per il suo coraggio civile, e anche perchè il nuovo commessario francese, sostituito al Faypoult, parvegli probo, amante di libertà, dotto delle ragioni de’popoli.

Al 15 di febbraio accettò la nomina di socio dell’Istituto nazionale che facevasi succedere all’antica Accademia di fisica, chimica e storia naturale, insieme col Laubert.

Mi figuro qual dolore avesse egli patito nel vedere il villaggio Nevano del suo paese natio ribellarsi, e cedere alle mene de’ nemici della libertà. Vi fu mandato il commessario di campagna Lelio Parisi, cui fu segretario il cittadino Michelangelo Novi di Grumo.

«Con onore e sorprendimento, dicevasi ai cittadini del Comune, ha preinteso questo tribunale che cedendo alle inique e vane voci de’ nemici della vostra tranquillità, abbiate sconosciuta la potestà costituita, con toglier l’albero della libertà e prender le armi contro la repubblica, commettendo delle rapine, saccheggi ed altri esecrabili eccessi».

Di quei giorni sostenne e pubblicò con generoso intendimento il suo «Progetto di carità cittadina». Ne