Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 12 (1870).djvu/433

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rassegna bibliografica 139

neva la mano nelle cose di Pordenone, quando, accontandosi con l’imperatore, pensava ridurre li Zoppola al senno. Ma questi non ne vollero sapere di intimazioni e non dei patti copiosi convenuti il 4 luglio 1455 tra la Signoria di Venezia e l’Austria1. Rapivano armenti ed altre ricchezze oltre i confini del loro feudo, danneggiando i territorii di Pordenone e di Cordenons; con la forza resistevano, e l’audacia teneva le veci dei luoghi poco muniti pev natura. Anche l’imperatrice Eleonora, come signora di Pordenone a titolo di dote, volendo vendicare gli insulti, ne scriveva al doge Francesco Foscari, a nome altresì di Federico suo consorte «conthoralis». Nè per anco quietarono i signori di Zoppola malgrado i nuovi e ripetuti tentativi2; di che non abbiam luogo a discorrere.

E pure gli era evidente che, soltanto per l’onore, l’Austria teneva Pordenone, il quale tanto lontano dalle altre sue terre, era soggetto a continui dissidi. Sembrò voler liberarsene, quando, per quattrocento annui fiorini, diede a Febo della Torre3 nel 1457 la investitura di capitano, o meglio, quando, più tardi, nel 1466, la rinnovò a Federico di Castelbarco, di cui vedemmo che fu spregiatore d’ogni cittadino diritto. Da tali controversie la Signoria di Venezia traeva vantaggio e soffiava nascostamente nel fuoco. I fuorusciti da Pordenone se la intendevano seco lei, e dall’altro canto l’imperatore comandava agli «honesti, prudentes, fideles, dilecti» cittadini trattassero gli esuli da nemici.

Federico III non sapea che si fare: già mirava approssimarsi la eventualità da cui rifuggiva, di chiamare i Veneziani a soccorso. Ma intanto dal 1485 conferì per dieci anni a Giorgio Elacher capitano di Duino anche la capitaneria di Pordenone. Venezia s’era impegnata di relegare in perpetuo i fuorusciti da Pordenone oltre l’Adige ed oltre il Quarnaro, ma quasi tutti erano ritornati e l’imperatore se ne lagnava al doge Agostino Barbarigo.

Nel 1493 a Federico III successe nell’impero il figlio Massimiliano. Quelli di Pordenone gli prestarono omaggio di fe-

  1. Pag. 279, Doc. CCXXXVII.
  2. Pag. 304, 307 - 309, 336 338, 349, 365, 377, 379, 382, 384.
  3. Pag. 301 - 303, Doc. CCXLIX e seg.