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224 delle antiche relazioni

[L'anno dell'Alleluia]

II. In questo anno 1232 i frati de’ novelli ordini di S. Francesco e di S. Domenico incominciavano a mostrarsi per le città travagliate da fazioni e da private vendette ed a predicarvi pace minacciando a gran voce e senza posa le pene eterne ai capi delle parti, sì che in più luoghi questi piegarono l’animo a più miti consigli. Le aspre penitenze e le clamorose dicerie che di dì e di notte questi frati andavano facendo ebbero anche maggiore efficacia nelle menti del popolo, e presto per le città, per le castella, per i camiti si videro errare moltitudini di uomini di ogni ordine e d’ogni età insieme a donne e fanciulli, portando croci, vessilli, rami-, candele accese, salmeggiando a Dio, sicchè questo fu detto l’anno della generale devozione o sia dell’alleluja.

Queste novità si videro massimamente in Ravenna di dove l’arcivescovo Tederico si era recato in Bologna alla prima traslazione del corpo di S. Domenico, e dove erano rimaste antiche tradizioni acconce a condurre gli animi a santi e pietosi pensieri. Narra il Carrari come i cittadini si fossero divisi in più compagnie ciascuna delle quali avea la sua croce ed il suo vessillo, e come seguendo questo, andassero ad udire frate Giovanni da Vicenza domenicano, non pure per le prediche, ma ancora pe’ miracoli attribuitigli, in que’ giorni famoso. Per tal modo in Ravenna furono istituite molte divote confraternite, le quali poi, raffreddandosi il primitivo ardore nelle menti e ritornando queste alle usate faccende, mutarono in tutto il loro modo di vita, e degli antichi costumi i confratelli altro non ritennero che quello di procedere due a due cantando le laudi con una lunga tonaca bianca sovrapposta all’altre vesti, e rimase loro il nome di battuti in memoria delle antiche penitenze. Ma tutte queste compagnie con l’andare de’ tempi vennero meno e ne furono istituite di nuove, ed in quelle che anche oggi rimangono è serbata l’usanza che i confra-