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482 rassegna bibliografica

sufficientemente per la «non mutazione» del Balbo. E quindi ancora quella imputazione, per la quale estendesi il reato all’intera famiglia e a tutta la provincia1. E però, notava l’Hegel, che non si svolge in quel popolo se non una esistenza vegetativa: nè vi si ritrova alcun principio morale di suggettività2.

Alle quali conclusioni accostandosi, dal suo punto di vista il Bunsen piglia ad esame i libri sacri cinesi; e mostra come nei King nulla vi sia che si riannetta alla credenza in Dio, o alla immortalità dell’anima3. Il Dio egli ve lo trova contemplato non altrimenti che il complesso dei corpi onde si compone l’universo; e trova che non vi sono altri precetti per la coscenza del popolo, se non che l’uomo debba conoscere il vero e praticare il bene; del qual vero e del qual bene assegnali giusto criterio nell’universale consentimento. Che si legge nel Chin-King: «La volontà e il giudizio del Cielo si manifestano per la volontà e il giudizio del nostro popolo. L’approvazione e la disapprovazione del Cielo si esprimono per l’approvazione e la disapprovazione del nostro popolo. Un* intima relazione lega il mondo dell’alto al nostro. Oh! che devono coloro i quali regnano sulle nazioni, imporre a sè stessi vigilanza e cura massima»4. E il Bunsen commenta: «Ora, come deve il popolo interpretare pei principi le celesti volontà? Per la ragione; avvegnachè il Cielo non operi se non in ordine ai dettami della ragione, alla quale il popolo obbedisce. La voce del popolo è dunque voce di Dio, un’intima persuasione dicendogli ciò che sia giusto, e ciò che no; e avvegnachè senta il popolo in Cina, come altrove, che le leggi dell’ordine morale corrispondono alla generale testimonianza dell’umana coscenza. Questo pen-

  1. Il Brougham scrive: «Parecchi anni addietro, un uomo insieme con la moglie si attentò di bastonare la propria madre; ambidue furono decapitati; la genitrice della moglie, comecchè affatto innocente, venne bastonata; la casa dove abitavano fu smantellata; il distretto fu solennemente maledetto; tutti gli scolari ch’esso conteneva furono degradati, rati destituiti e banditi dal luogo» (Filosofia Politica, Vol. I, pag. 148. Ediz. Batelli, 1850.)
  2. Filosofia della Storia, pag. 181.
  3. Pag. 96
  4. Pag. 96