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Pagina:Archivio storico italiano, serie 3, volume 13 (1871).djvu/79

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fra venezia e ravenna 75

La nimicizia di Venezia coi Padovani durò poi gran tempo; che dopo esser rimasta lungamente dissimulata, un’aperta ingiuria manifestò il malanimo dei cittadini e li fece tornare più accaniti alle armi nell’anno 1214, quando accorsa in Treviso tutta la gioventù della Venezia ad assalire con pomi, con aranci, datteri, rose, gigli, garofani, il Castello d’Amore difeso da leggiadre fanciulle, i Padovani, vedendo che i nobili Veneziani per lo splendore delle vesti portavano il vanto su tutti, mentre fra gli applausi dell’universale stavano per entrare nel castello, corsero loro addosso e tolto il vessillo di san Marco, lo lacerarono. Da questa zuffa nacque una nuova guerra, nella quale i Trivigiani si allearono con Padova; il territorio della Repubblica fu corso e rubato e poco mancò che la torre delle Bebbe non fosse presa. Ma i Veneziani non stettero cheti, e vinsero i Padovani ed arrecarono gravissimi danni nel loro contado aiutati dai Chioggioti, i quali d’allora in poi furono dispensati dal tributo di venti paia di galline che ogni anno portavano al doge. Ed è da credere che anche questa volta in soccorso dei Padovani e dei Trivigiani accorressero i Ravennati, trovandosi come poscia fosse loro imposto di staccarsi del tutto da quella amicizia e di promettere di non aiutarli mai neppure indirettamente. E questo fu nel 1234 quando conchiusero il primo trattato con Venezia, che più avanti veneziani esporrò per disteso perchè inedito e rilevantissimo. [I Ravennati sono costretti a cessare da ogni relazione con Padova.]

Per esso s impegnavano i Ravennati a non mandare sale nè altre vettovaglie ai Padovani quando fossero stati in guerra con Venezia, e a non vendere derrate se non a chi giurasse che non sarebbero pervenute mai in modo alcuno ai Padovani. E questo giuramento occorreva ancora perchè da Ravenna o da’ suoi porti potessero uscire merci dei Padovani o credute appartenenti o destinate a loro.

Durava infatti l’antichissimo conflitto non già del possesso delle lagune come a’ tempi di Narsete, ma dei danni