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fra venezia e ravenna 77

innalzassero anch’essi grandi argini

Anzi che Chiarentana il caldo senta


cioè prima che il loro fiume potesse ingrossare per le nevi disciolte sulle Alpi. Correvano invece a disfare, quando ne risentivano danno, gli argini eretti dai Veneziani; i quali presaghi che avrebbero dovuto venir per questo nuovamente alle armi con essi, mirarono a privarli in avvenire dei loro fedeli alleati, costringendo i Ravennati col trattato del 1234 ad allontanarsi per sempre dall’amicizia dei Padovani ed a cessare ogni commercio e relazione comune.

[Fano assalita dai Ravennati ricorre ai Veneziani.]

III. Ma dell’arte mirabile per la quale i Veneziani intromettendosi fra i combattenti or come pacieri or come liberatori e partendosi ben compensati dell’aiuto, sapevano ingrandire mano mano per le discordie delle città italiane, niun esempio è più chiaro del trattato che strinsero coi cittadini di Fano nell’anno 1140. Questo accordo, notevolissimo per essere il primo della Repubblica con città italiana, fu dimenticato od accennato appena dagli storici; e poiché in esso si fa menzione di Ravenna, non ci par fuori di luogo il riportarlo per sommi capi.

Assalita da quelli di Ravenna, di Pesaro e di Sinigaglia, la città di Fano ricorse per aiuto al doge Polani, promettendogli fedeltà, privilegi ed esenzioni al commercio veneziano.

«.... I consoli, e tutto il popolo di Fano promettevano per se e successori in perpetuo a Dio e a san Marco apostolo ed evangelista, non che al doge Pietro Polani, di esser fedeli al pari di ogni altro abitante di Venezia, e che ogni nuovo console sarebbe tenuto di giurare di avere a cuore l’onore e la salvezza di quella

    ve di testimonio Dantino quondam Aligerii de Florentia, et nunc stat Padue in contrata Sancti Laurentii. - Murat. Ann. 1306.