Pagina:Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891).djvu/353

Da Wikisource.

il libro di antonio billi 333

correnza con quella di Donatello nel Battistero, e non si trova questa notizia neppure nel passo corrispondente del Cod. Strozziano. È dunque evidente, che il Petrei copiando l’originale con poca attenzione (e ne additeremo parecchi altri esempi), abbia sbagliato ripetendo in questo luogo falsamente la notizia di eguale tenore che si trovava nella linea seguente, relativa alla gara intorno ai due crocifissi di S. Maria Novella e di Santa Croce.

(6) La storia di questo concorso spontaneo fra i due artisti viene riferita distesamente dal Vasari nelle loro Vite, t. II, p. 333 e 398.

(7) Della allogazione fatta insieme ai due artisti, si parla anche nella nota biografica di Donatello in ambedue i nostri codici, ne’ quali però l’esecuzione delle due statue si attribuisce chiaramente a Donatello solo, - il che, almeno per quanto riguarda il S. Marco, è avverato dalla testimonianza de’ documenti, che però non dicono nulla della pretesa allogazione in compagnia. - Vedi Vasari II, 402, nota 5.

(8) Coll’ultima frase si vuol dire che secondo il modello del Brunelleschi, la forma semicircolare delle cappelle che cingono tutt’intorno le navi laterali, avrebbe dovuto comparire anche dalla parte di fuori. E difatti, il Prof. Stegmann, investigando scrupolosamente i muri di ricinto della chiesa, ha scoperto che così era la loro forma originale e che il ricinto tutto diritto delle navi laterali appartiene a epoca posteriore alla morte del Brunelleschi.

(9) Coll’“archo che si posa in sul falso„ si vuol accennar a una singolarità ben nota dell’edifizio in discorso: che cioè l’asse longitudinale della nave e della croce s’imbatte in una colonna, invece che in una arcata. Si sa che questa disposizione singolare della pianta generò poi la questione tanto dibattuta circa il numero delle porte le quali dalla facciata dovevano dar accesso nell’interno.

(10) Senza dubbio qui doveva seguire la menzione della sagrestia vecchia, opera indubitata del Brunelleschi, - omessa per una delle solite inesattezze del compilatore. Infatti nel Cod. Strozziano in questo luogho si legge: “et etiam la sagrestia prima„ .

(11) Si vede dunque, che la fonte di questo motto, riportato pure dal Vasari e dall’Anonimo Gaddiano, ma di cui il Manetti non fa ricordo, era il Libro di Antonio Billi.

(12) L’origine di quanto qui si narra sul modello del Palazzo mediceo è la stessa a cui abbiamo accennato nella nota precedente.

(13) Il Petrei, attribuendo al Buggiano tutti e due gli acquai nella sagrestia (nuova) del Duomo, ha copiato male l’originale; questo invece di “detta sagrestia„ aveva senza dubbio “sagrestia vecchia,„ come ce lo attesta il testo del Cod. Strozziano. E questo poi corrisponde alla verità, - i due acquai del Buggiano trovandosi l’uno nella sagrestia nuova, e l’altro nella vecchia.

(14) Il Cod. Strozziano, attenendosi più strettamente al testo ori-