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tanto a destra quanto a sinistra. Soprattutto penso oggi, che, vecchio ormai e stanco, il poco di tempo e di forze che mi resta, non devo sciuparlo in ciò che, per fruttare, dipende dal suffragio altrui, che sempre mi fu negato: e devo invece impiegarlo in ciò che, per esser utile, non ha bisogno del permesso degli altri.

Io credo Lei un galantuomo e un uomo serio: dirò di più, lo credo più radicale di molti sedicenti democratici. Per questo mi prendo la libertà di esprimermi apertamente. Molti si chiamano democratici e non sono che arruffoni sciocchi, che è per me la specie più antipatica che esista.

Amo la vita in disparte. Non mi rincrescerebbe neanche se nessuno si accorgesse che sono al mondo. E oso sperare che Ella non trovi riprovevole questo mio sentimento.

Suo devotissimo

Prof. R. Ardigò


(La vita e il pensiero di R. Ardigò del prof. G. Marchesini pagine 43-44).

Dell’Ardigò si disse un tempo ch’egli politicamente era «crispino». Interpellato su questo argomento mi rilasciava nel 1904 la seguente nota.

Io era, fino dalla sua fondazione, nel Circolo Cairoli presieduto dal professore ora deputato Alessio: e vi ho votato il Programma: un programma non certo crispino, come si fa valere ora la parola. E s’è dato, che una volta (nove anni fa), in un momento di movimenti generali da me ritenuti anarchici, credendo io pericoloso per la nostra libertà promuovere una crisi nel governo, mi dichiarai non favorevole ad una deliberazione del Circolo; approfittando poi dell’occasione per cavarmi al tutto dalla politica, per la quale non ho inclinazione: mantenendomi però sempre anche in seguito e fino al presente in istretta e viva amicizia e comunanza di aspirazioni cogli antichi compagni.