Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/130

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vergognarsi di ubbidirgli, e, vergognandosene, mangi il pan suo o d’altri, e poi rammazzi, che sará cosa piú laudabile. Bello onore che s’acquistano le persone nel tentare d’abbassare chi le ha posto in alto! Ma, per esser proprio costume de la stirpe dei Medici il far bene a chi le fa male, col non dirne altro, bascio le mani a Vostra illustrissima Signoria.

Di Venezia, il io di ferraio 1537.

CI

A LA SIGNORA BARBARA RANGONA

La ringrazia del dono di una veste, di alcune maniche e di una cuffia, che ha destinate alla sua Pierina Ricci. Da le gentili e belle madonne, nobile contessa, non posson venire se non cose gentili e belle. Perciò la veste di dobletto lionato tessuto d’oro, le maniche di velluto pavonazzo ricamate d’argento, e la cuffia di seta verde dorata, che Vostra Signoria mi ha fatto presentare, son gentilissime e bellissime, e ne goderá per amor di lei Perina, sposa d’un giovane mio creato, non manco adorna di grazia, di costumi e di vertu, che se fusse allevata in paradiso. La quale ho in luogo di figliuola, anzi l’ho per figlia propria, e la tengo per guardia de la tarda vecchiezza, il cui male è irremediabile. Ma credete voi, signora, ch’io sia cosi villano, che non vi restituisca cortesia per cortesia? Ben trovarò io modo da darvi un cambio, che, se non sará trapunto in drappi, sará scritto in carta col suo nome dentro. Io ne son tenuto senza gli oblighi dei doni, ché ben si sa di che qualitá è il vostro valore e la mia affezzione. Intanto a lei e al conta Lodovico, suo consorte e mio signore, mi raccomando.

Di Venezia, il primo di marzo 1537.