Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/154

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tosto che intese il ducato esser rimasto a Sua Eccellenza, mandò il secretano a congratularsene meco. E, se io non ho fin qui visitato quella, è stato ch’io ho temuto noiarla. Io doppo l’aver seguitato il suo famoso padre ne le paci e ne le guerre, in Mantova mandò fuor lo spirto ne le mie braccia: io gli chiusi gli occhi, e con le voci e con i versi l’ho continuamente predicato. E hammi sostenuto vivo la speranza di questo suo figliuolo, nel quale s’ha sforzato la natura di fare una bontá perfetta e una mente giusta, con uno animo schifo di tutto quello che non si conviene. E perciò rallegriamoci. Dí Venezia, il 5 di maggio 1537. CXXIU AL SIGNOR ALESSANDRO VITELLI Lo ama molto, perchè tanto ha contribuito a far diventare duca Cosimo de’ Medici, al quale desidera di essere ricordato. Quanta allegrezza, valoroso cavaliere, ho io del grado de lo eccellentissimo Cosimo dei Medici e de lo illustrissimo Alessandro Vitelli! Io vi eleggo per giudice de l’aflezzione che voi credete ch’io porti a tutti due, accioché voi, che sempre mi conosceste l’animo, potiate dar sentenza come io abbia l’uno ne l’anima e l’altro nel core. Ma, se io fusse degno che Iddio riguardasse a la mia intenzione, direi che la sua bontá me l’avesse adempiuta, perché altro per me non si poteva desiderare di quello che piú non desidero. Grandi sono le lodi che vi danno i buoni, e vi chiamano saggio, accorto, fedele e coraggioso, maravigliandosi del modo con cui vi avete obligato quel Cesare, a la Maestá del quale è obligato il mondo. Pochi sanno ben giocare un mal giuoco; e, perché la gloria de la vincita è ne le dilHcultá, voi séte gloriosissimo, avendo riportato vittoria di dove il perdere era piú che certo, facendo facile l’impossibile: onde è chiara l’aspettazione che sempre si ebbe