Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/164

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riguardato che ebbe a la temeritá de la lor superbia, gli disperse con quei folgori, che tiene ascosi fra gli artigli l’aquila, che die’ Giove ad Augusto. Ma i monstri, che presero a far guerra a Dio, fúr meno insolenti che non son le chimere che vogliono combattere con Cesare: j>erché essi, ciò faccendo, repugnarono solo a la natura; e costoro, ciò operando, repugnano a la natura e a Dio. A la natura, con isforzarla a far quello che non si puote; a Dio, con il credersi, nel fargli ingiuria, rimoverlo da la cura che ha la bontá sua de la bontá vostra. Io parlo con la lingua dei giusti, i quali veggon Cristo che arma le legioni degli angeli, perché voi, che sete sostegno de la sua fede, vinciate ognuno che, per invidiar la vostra gloria, s’ingegna che siate vinto b). Intanto la sentenza, che dieder molti circa le cose d’Italia nel partirvi da Genova, è stata falsa, e niuno ha voltate le spalle a la Maestá Vostra, e Fiorenza ha concluso come la Fortuna non si è pentita di amarla. Ma, se Iddio e la sorte è pur con Quella, chi non è con Quella?

Di Venezia, il 20 di maggio 1537. CXXX 1 AL CARDINAL CARACCIOLO Fa intravedere che i partigiani di Francia, che ora rialzano la testa, vorrebbero trarlo a loro, e accenna destramente alla pensione concessagli dall’ imperatore. Nc l’udire io la pazzia di quegli che senza ragione e senza proposito parlano di Sua Maestá, le ho scritto una lcttra, de la qual vi mando la copia, accioché vediate quanto importi ai principi d’esser conosciuti da coloro che gli conoscono. Stupenda cosa è il caso de l’imperadore, chi ben lo considera. La maggior parte de la gente rinasce ai gridi dei franciosi e dei (l) Il periodo che sejjut-- manca in Af*.