Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/178

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Eccellenza, onde potrete mostrare a quella la volontá che sempre aveste di servirla, la sufficienza del vostro ingegno e il dono, ch’io le ho fatto, a darvigli, perché le sue faccende avevano bisogno de la sollecitudine e de la maniera vostra. Ché certo la natura dei franciosi trotta a le spronate de la importunitá e a le sclamazioni de l’audacia; e quelli piú ne ritranno, che piú gli tempestano con l’assidue richieste, massimamente dandogli animo il merito del signore per cui se gli negozia apresso. Ora attendete a cogliere i frutti de le fatiche de l’armi e dei consigli Rangoni. E, quando potrete rubar un poco di tempo, spendetelo in porre ad effetto l’aviso che mi date ne la seconda lettra, con la quale m’avete renduto de la consolazione, che sentite voi, per ritrovarvi agente d’un si gran personaggio apresso un si grandissimo re. Al duca d’Atri, al gran Luigi Alamanni e a monsignor gran maestro, che doveva dir prima, scrivo, e ciò faccio per gli altrui stimoli, non per averci fede. State sano, e di ciò vi prega frate Iacopo, messer Tiziano e l’Anicchino, e il padre Damiano medesimamente; ma ne l’altra vita, apresso Iddio, poiché noi può piú fare in questa, apresso gli uomini.

Di Venezia, il 8 di giugno 1537. CXLHI AL DUCA D’ATRI E pronto a lodare Francesco I, purché gli si mantengano le promesse, fattegli da tanto tempo, di un assegno fisso. Il Gomitolo, perugino, illustrissimo principe, agente del signor conte Guido illustrissimo apresso la Maestá del re Francesco, m’ha consolato con l’avisarmi de le parole che per i miei fatti la Vostra Eccellenza ha mosse con monsignor di Montemoransi, gran maestro di Francia, presente Luigi Alamanni, onorato dal mondo e osservato da me. La qual cosa sapeva io inanzi ch’io la sapessi, ed erane certo prima ch’io pensassi che ci fusse