Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/181

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CXLV

A MONSIGNOR GRAN MAESTRO

(il duca di Montmorency] Ricorda la catena avuta dal re Francesco, ed è pronto a lodarlo, purché gli si assegnino 400 scudi l’anno. Egli è bene scordato a Vostra Eccellenza l’amore mostratomi da lei e ne l’aviso che giá de la collana mi diede e ne la lettra che con quella m’indirizzò; ma a me non è mai uscito di mente il favore che mi faceste in avisarmene, né la consolazion che mi deste a mandarmela. Ma, se Iddio mi avesse concesso che voi vi fusse talora rammentato ch’io vi son servo, come io tuttavia mi son ricordato che me séte signore, molte cose si son dette che si sarebben taciute, e molte se ne son taciute che si sarieno dette. Benché il motto de la catena voleva ch’io stessi sempre queto, perché io, secondo lui, lodando Sua Maestá, veniva a dir la bugia. Ma, non facendo stima del breve, ho adorne tutte le carte mie del nome suo. E, quando i quattrocento scudi l’anno mi si consegnano al vivere, con la veritá mia favellarò de la fama del re vostro: perché ancor io son capitano, e la milizia mia non ruba le paghe, non amuttina le genti, né dá via le ròcche; anzi, con le schiere dei suoi inchiostri, col vero dipinto ne le sue insegne, acquista piú gloria al principe, che ella serve, che gli uomini armati terre. Poi la mia penna paga altri d’onore e di biasimi in contanti. Io in una mattina, senza altre istorie, divulgo le lodi e i vitupèri di coloro, non ch’io adoro e odio, ma di quegli che meritano d’essere adorati e odiati. Perciò mettete ad essecuzione le parole che avete detto a la presenza di molti, le quali sono sparse in ogni luogo d’Italia; e io sarò quel che il dovere vorrá eh’ io sia. E ciò procede da la grazia che hanno data i cieli al cristianissimo, a cui porta affezzione ognuno, e ognuno il chiama