Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/184

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la mattina, e mi tolgo a me stesso, togliendomi a cotali ore. Ma io vi giuro bene che degli altri, che qui verranno, non sono (Iddio mel perdoni) per udir se non quella del giorno di Pasqua, che non si pò fuggire per onore de la comunione, la qual fu cagione ch’io, tutto compunto, cercassi di riconciliar la mia servitú con l’amico. Ma non si creda ch’io voglia essergli servidore, non mi volendo esser padrone. Amimi, se vói ch’io noi disami, e apprezzimi, se vuol ch’io noi disprezzi; perché, quando lo spirto di Pasquino mi pone nel furor profetico, son piú orribile che il diavolo che mostraste in sul pergolo. Onde non so che madonna mi disse: — È vero che ne la chiesa sia stato mostrato un demonio vivo? — non sapendo che i Luciferi e gli inferni sono fra le loro ecetera. Or io mi raccomando a Iddio, a voi e a tutto il convento.

Di Venezia, il 14 di giugno 1537.

CXLVIII

A SEBASTIANO PITTORE FRATE DEL PIOMBO

Si scusa con l’amico se ha fatto battezzare subito la figliuola Adria, di cui fra Sebastiano è padrino, senza aspettare la venuta di lui. Ancora, padre, che a la fratellanza nostra non bisognasse altre catene, ho voluto cingerla con quelle del comparatico, acioché la sua benigna e santa consuetudine sia ornamento de l’amicizia, che la vertú istessa ha stabilita fra noi due eternamente. Piacque a Dio che fusse femina la creatura, ch’io, per non traviare da la natura dei padri, aspettava pur maschio, come non fusse il vero che le femine, dal sospetto de l’onestá in fuora, la quale ben guarda chi è ben buono, ci sieno di piú consolazione. Ecco: il maschio nei dodici e nei tredici anni comincia a rompere il freno paterno, e, toltosi a la scuola e a l’ubidienza, dá cagione che chi l’ha generato e partorito ne languisca. E quel che piú importa sono le villanie, le minacce, con le quali il di e la notte assalgono e i padri e le madri ; onde