Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/19

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facessi adormentare con leggere; e, ciò facendo, il vedeva consumar di sonno in sonno. A la fine, dormito ch’ebbe un quarto d’ora, destossi, dicendo: — Io sognava di testare, e son guarito, né mi sento piú niente; e, se vado megliorando cosi, insegnarò ili tedeschi e come si combatte e come io so vendicarmi. — Ciò detto, il lume intrigandogli le luci, cedeva a le tenebre perpetue; onde, da se stesso chiesta la estrema unzione, ricevuto cotal sacramento, disse: — Io non voglio morire fra questi impiastri ; — onde fu acconcio un letto da campo, e, ivi posto, mentre il suo animo dormiva, fu occupato da la morte. Cotale fu il successo del gran Giovanni dei Medici, il quale ebbe da le fasce quanto aver si poteva di generositá. Il vigor de l’animo suo era incredibile. La liberalitá fu in lui maggior del potere, e piú donò ai soldati che per sé, soldato, non lasciò. La fatica sempre sostenne con grazia de la pazienza, l’ira noi signoreggiava piú, e aveva trasformato il suo fare in dire. Egli apprezzava piú gli uomini prodi che le ricchezze, le quali desiderava per isfamarne loro. Ed era difficile a conoscere, da chi noi conosceva, e ne le scaramucce e negli alloggiamenti i suoi da lui : perché, combattendo, si dimostrava sempre ne la persona dei privati e dei gradati ; e, standosi in pace, mai non fece differenza da se stesso agli altri, e ne la viltá dei panni, con cui disornava la persona, era il testimonio de l’amore che portava a la milizia, ricamandosi le gambe, le braccia e il busto con i segni che stampavano l’armi. Fu cupidissimo di lode e di gloria, ma, col fingere di sprezzarle, le desiderava. E quel che tirava a sé il core de le genti sue era il dire nei pericoli: — Venitimi drieto, e non andatimi inanzi. — Né si dubiti che le vertú fúr de la sua natura e i vizi de la sua giovanezza. E Dio volesse che fusse visso i debiti giorni! ché ognuno Laverebbe conosciuto de la bontá che l’ho conosciuto io. Ed è certo che avanzò di amorevolezza tutti gli amorevoli. Il suo fine era la fama e non l’utile; e le possessioni, vendute al suo figliuolo per suplire dove mancavano le paghe, sanno che io lo vanto con i meriti, non con l’adulazioni. Fu sempre il primo a montare a cavallo e l’ultimo a scendere, e del combatter solo godeva