Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/192

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paghi le fatiche de lo scrivere, e non la miseria di chi le compra, sostenendo prima il disagio che ingiuriar la vertú, facendo meeaniche Parti liberali. Ed è chiaro che i venditori de le lor carte diventano facchini e osti de la infamia loro. Impari a esser mercatante chi vòle i vantaggi de l’utile, e, facendo l’essercizio di libraio, sbattezzisi del nome di poeta. Non piaccia a Cristo che quello, eh’è ufficio d’alcune bestie, sia mestier de la generositá mia. Bel fatto che sarebbe, se io, che spendo l’anno un tesoro, imitasse il giocatore, il qual mette cento ducati in una posta e poi bastona la moglie, che non empie d’olio fritto le lucerne. Si che stampatele con diligenza e in fogli gentili, ché altro premio non ne voglio. Cosi di mano in mano sarete erede di ciò che mi uscirá de l’ingegno.

Di Venezia, il 22 di giugno 1537.

CLV

A MESSER PAOLO PIETRASANTA

Lodi. Rifiuta le sue precedenti composizioni, e protesta la propria ignoranza. Se non che saria un troncar le teste de l’idra, io, fratello, cercarci di abrusciare quante cose io feci mai, serbandomi sol le vostre lettre: che saria la felicitá de la memoria mia; perché chi vedesse le divinitadi de le parole de le loro intelligenzie rivolte a favellar meco e a lodarmi, senza altrimenti leggere l’opre ch’io ho fatto, si terrebbe per ferino ch’io fussi un altro Platone. Certo che voi uscite de l’ordine di coloro che son filosofi a bugie, e con altro che ciglia elevate e gesti contemplativi séte chi sete. Voi non cicalate de la grandezza de le stelle, né misurate il sole, né giurate che le diverse figure de la luna né i suoi accidenti sieno cosi come dite, né vi ostinate in affermare che i tuoni, i folgori, le piogge e i venti, che son differenze che ha con seco stessa la natura, procedino da quel che vi pare. Né le ragioni assegnate da voi sono mon-