Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/204

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sará principe e non tiranno, uno che saprá donare ai suditi e non rubargli, uno che saprá onorargli e non isvergognare, un che gli saprá acarezzare e correggere. Onde i popoli, che per natura amano la quiete, adoreranno la sola modestia sua; e quella forza, che spesso sforza il principe a non esser buono, temprará talmente col senno, che sará tenuto perfetto ne l’essecuzioni del suo procedere, e certo si fará conoscere piú per i beni de l’animo che per la pompa del dominio. Si che non indugi a dare a lui chi non ha indugiato a donare fino ai barbari, acioché tutte le nazioni stupiscano de le magnificenze del santo imperadore, il quale, ne lo allargare quella mano che donò la corona di Tunisi, poco mancò che non prese Iddio per i panni, peroché chi dá le gran cose se gli apressa. Ma sarebbe un pagare con piccol premio l’immensa affezzione e la salda fede dei cori che v’hanno salvata Fiorenza, dandogli solamente Io Stato. È degno del vostro animo, de la vostra grandezza e del merito di coloro che tengono libertá Tesservi servo, il congiugnerlo in matrimonio con la vostra gloriosa figliuola, che, mutando titolo, perderebbe forse la sorte, che ha destinato che ella sia reina di noi, che desideriamo, speriamo e ci sforziamo di viver sotto i giusti ordini de la benigna casa dei Medici, giá conosciuta da quella d’Austria, giá abbracciata d’Augusto, giá mescolata col sangue suo. Né per altro ha permesso il cielo il fine del primo duca, che per chiarirvi in che modo siate incarnato ne le viscere toscane: ché, ciò non seguendo, non eravate mai per credere, né altri per mai mostrarvi, che cosi fusse come è. Perciò rendete con presta deliberazione il consorte a la vostra figlia, il padrone a la sua cittá e la contentezza agli amici. Ecco il buon Cosimo, che, tacito ne la sua mansuetudine, aspetta consolarsi mercé de la grazia che dovete spargergli sopra, si perché i buoni lo bramano, si perché il tempo lo richiede, si perché cosi debbe essere. Oltra questo, se niun merita un tanto dono da cotanto monarca, egli lo merita, per esser di progenie non adulterata, ma illustre per le vertú paterne e materne. Certo, il suo padre fu il terror degli uomini e la sua madre è lo stupor de le donne. Si che fate