Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/209

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risa il famiglio traditore i J >, che ti pianta tosto che ti credi serrar gli occhi; onde aviene che ti desti nel piú bello de lo adormentarti, e, tornando a risudare, bevi, soffi e, raggirandoti, faresti discostar da te stesso te medesimo, si fusse possibile a disepararti da te proprio; tale è la importunitá del vampo, che ti distrugge talmente, che ti fa colar tutto di sudore. E, se non che il martello grande dei melloni, ruffiani de la gola, ti asassina, per la qual cosa si brama il tempo loro, sarebbe da fuggire il caldo come i furfanti il freddo. Ci son molti che vogliono la state per la copia dei suoi frutti, lodando gli scarcioffi, le ciriegie, i fichi, le pèsche e l’uva; come i tartufi, le olive e i cardi del verno non fusser da piú di loro. E altro ciarlamento si fa intorno ad un buon fuoco che a l’ombra d’un bel faggio, perché mille cortigianerie appetisce l’ombra. Ella vòle il canto degli uccelli, il mormorio de Tacque, il respirar del vento, la freschezza de Terbe e simili ciancette: ma quattro legne secche hanno tutte le circunstanze che bisognano nel chiacchiarare di quattro o cinque ore, con le castagne sul tondo e il vin fra le gambe. Si che amiamo il verno, primavera degli ingegni. Ma, tornando a noi, dico che vegnate via, perché il nostro messer Nicolò Franco, giovane dottissimo e ottimo (*>, ha trovata una stanzetta da dormire a la sbracata, che chiama i puttanini di mille miglia. Né altro vi dico, se non che degnate al signor Sperone raccomandarmi e a Ferraguto.

Di Venezia, il io di luglio 1537.

CLXVII

A MESSER TARLATO VITALI

È bello rivedere la patria dopo lunga assenza, ma per poco. Se un uomo, fratello, di qualche merito vòle scaricarsi di tutte le cure e gustare una intera contentezza, ritorni a riveder la patria ogni dieci anni una volta, che certo, ne la brevitá (j) «Traditore» è aggiunta di Af*. (a) In A/-* fu soppresso l’accenno al Franco, e il testo cosi mutato: «perché vi fao fatto mettere in ordine una stanzetta», ere.