Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/213

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in viso Francesco Maria, e gran ventura è quella d’un ottimo, che s’affatica per lui! A me duole che l’industria de la sua arte si abbia a esercitare per altri. Ma io voglio quel che vòle il padron nostro, e a voi chieggo perdono dei continui fastidi ch’io vi do per colpa de la gentil natura vostra, l’amorevolezza de la quale sforza altrui a richiederla e a prevalersi del suo favore, come faccio io, che confesso esservi piú obligato ch’io non son vertuoso e meno atto a pagarvi di ciò, che voi non séte sufficiente a negoziare e a risolvere i casi di tutto il mondo. Né mai si vidde persona piú coraggiosa né piú destra a dar fine ai suoi voti de la vostra; e, parendovi poco Tesser perfetto oratore e dottore, avete composto 11 cavaliere, opra, che. con la perfezzion del suo giudizio, dará modo ragionevole a qualunche sará citato in campo dal suo onore. E Marte istesso in ogni sorte di dubbio non saprá che farsi, se da cotal libro non Timpara. Si ch’io mi godo de l’aver servitú, amicizia e obligo con si degna persona, la qual prego che perseveri in amarmi.

Di Venezia, il 20 di luglio 1537.

CLXX

AL SIGNOR LODOVICO DEI MAGI

e Ringrazia del pagamento di cinquanta scudi, in conto della jjensione concessagli da Carlo V. Il da ben messer Tomaso e inesser Gianmaria Giunta m’hanno contati, signore, i cinquanta scudi rimessigli per vostro conto dagli Antinori; e cosi ho giá goduto de la quarta paga de la pensione cesarea, che son ducento. Iddio (s’è per lo meglio) prolunghi i miei anni, acioché piú tempo mi rallegri de la cortesia di Sua Maestá. Ho anco dal corriero di Milano ricevuto con tutti gli ordini il mio previlegio; e, se il mese, che a la provisione non mi si amette, è per le sue spese, mi piace: se