Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/225

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Pare a me che si profondo subietto debba servarsi nel decoro de la degnitá sua, e non si far licenza poetica ciò che viene a la bocca, non dando cura ai precetti, che potreste insegnare a Orazio. Sterpate da le composizioni vostre i temali del Petrarca; e, poiché non vi piace di caminare per si fatte strade, non tenete in casa vostra i suoi «unquanchi», i suoi «soventi» e il suo «ancide», stitiche superstizioni de la lingua nostra, e, nel replicare Pistone e i nomi discritti da lui, alontanativigli piú che potete, perché son cose troppo trite. Entrate con la falce del nuovo giudizio nel prato del volume ch’io ho visto, e segate il fieno de le digressioni ch’io ci ho letto. Al cantar di fede, di speranza e di caritá, non conviene dilatarsi in ciance. Pure e candide sono le tre vertú: perciò arricchitele di puri e candidi ornamenti. Non vi crediate ch’io di ciò vi avertisca per il biasimo, che mi date nel discorso, de la maladicenza: benché, se l’avete fatto per lodarmi, vi ringrazio; se per biasimarmi, vi perdono; e, purché il mio nome vi venga a proposito, fatene ciò che vi pare, perché egli è noto al mondo ch’io ho ripresi i vizi altrui, e non detto mal d’altri. E a quel che arse il tempio si dice «colui» e a me «Pietro Aretino»; e a cotal suono s’aprono l’orecchie di quanti principi regnano sopra la faccia de la terra. E saria la pompa del vostro libro, avendoci voi mentovate le sacre mie composizioni, introducendoci la veritá. E certo agiugnetevela, che è necessaria nel trattato De la caritade. Io mi rido di voi, che vi vantate di non aver voluto acquistar fama per morder questo e quello; e intanto lacerate fino a le suore, riprendendo i bordelli che esse fanno a le lor grate e per i chiostri loro, non perdonando ai pastorali, nonché ai pastori. Or pigliate ogni mia parola come si dee; ch’io per la mia anima vi giuro che, quando sia che vi mettiate giú a purgare il vostro libro dei tristi semi che vi sono, aggiugnerete tanto splendore al nome e a la patria, che chi vedrá Arezzo ci scorgerá un altro sole. E per Dio, che d’altro non ha bisogno che d’essere vestito ugualmente bene. In lui son tutte le parti che si richiedono a chi scrive; né trapassate niuno atto antico o moderno con silenzio. Voi séte mirabile ne la cosmografia; onde aggiugnete grazia e