Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/230

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visitarvi con le venticinque parole rinchiuse in questo foglio: perché io, che non ho ancor visto la sua militante poesia, mi son mosso per me stesso. E, se, tuttavia ch’io mi ricordo de l’alte vostre condizioni, avessi apportatori, siate pur certa che avereste ogni giorno cinque o sei de le mie lettre, perché cinque o sei volte il giorno mi venite ne la mente cosi chiara, come vi ha visto Cesare augusto ne le Sfarne di madonna Angela Serena, miracolo di natura, intitolate a l’imperadrice. Onde ha letto il sonetto che vi usci de l’ingegno, perché il cielo voleva che voi fuste lodata da l’una e da l’altra Maestade. Ecco che cotal favore vi ha premiato di quello che non vi ho potuto premiar io, che vi prego a ricever con lieto viso Antonio Bernieri, apportator di quanto ora vi scrivo. Egli, oltra Tesservi vassallo, è vertuoso e buono, che vale assai piú; perché la bontá è proprio costume di Dio, e la vertú, che penetra con l’ingegno nel core dei zeli suoi, gli cede. Si che accarezzatelo, ché certo le carezze dei padroni provocano l’altrui intelletto a volgere il viso contra l’asprezze de la fatica, nostra naturale aversaria. E perché io so che la bontá e la vertú son le gioie del vostro amore, lasciando cotal parlare, dico ch’io mi raccomando tanto al signor Girolamo quanto a la signora sua madre.

Di Venezia, il primo di settembre 1537. CI.XXXIII A MESSER BERNARDINO SERKINO Lo esorta a persistere nella deliberazione di affidare i suoi danari a Tarlato Vitali. Messer Tarlato, uomo di fede e di conscienza quanto altro mercatante che sia, m’ha nel suo ritorno consolato con due allegrezze. L’una è stata col dirmi come non prima l’abbracciaste, che carnalmente il dimandaste di me; la qual benignitá si conviene a la memoria che si dee tenere degli amici e a la