Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/239

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mansuetudine di lei, che non conosco ciò che si sieno fastidi; e tanto godo quanto la veggo acarezzare dai continui trastulli di Polo, discretissimo consorte suo e creatura mia. E parmi fuor de l’uso feminile che ella non abbia punto di superbia nel vedersi padrona di quel ch’io ho e di quel ch’io sono. Ed è miracolo che sempre il collo de la Caterina ed il suo sia cinto da le braccia di tutte due; onde la mia vita prova una pace non provata. E potai mia contentezza si fornisce di colmar di letizia, poich’io veggo che da voi e da messer Ognibene, compar mio, son conosciuti gli effetti de la caritá, con cui ho salvato e accomodato l’onor del giovane e de la giovane b); cosa che fa stupire la sua non dirò matrigna, da che la conscienza e la ragione la move a far si che ella possa chiamarla madre. Ma spero in chi si dee sperare che tosto assicurarò la nostra sposa e il nostro sposo da ogni disagio di vivere, e di lor sará quel che è di me. Si che acquetate per sempre ogni pensiero che potesse turbarvi, pensando ai casi de la sopradetta nipote vostra e figliuola mia.

Di Venezia, il 15 di settembre 1537. CXC 1 I AL DIVINO MICHF.LAGNOLO Il Giudizio universale. Si come, venerabile uomo, è vergogna de la fama e peccato de l’anima il non ramentarsi di Dio, cosi è biasimo de la vertú e disonor del giudizio d’ognun che ha vertú e giudizio di non riverir voi, che séte un bersaglio di maraviglie, nel quale la gara del favor de le stelle ha saettato tutte le frecce de le grazie loro. Perciò ne le man vostre vive occulta l’idea d’una nuova natura, onde la difficultá de le linee estreme (somma scienza (1) Le parole che seguono, fino al termine del período, vennero soppresse in AH.