Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/251

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tutto il mondo il premio del qual séte degno, per risospignere l’altrui re di donde la Maestá Sua pensò cacciar quella del vostro imperadore. Ma, se voi, con il petto de l’istcsso valore e con Io scudo del senno proprio, non rivoltavate indietro il furor dei francesi, in che modo poteva la catena de la nostra fede legar la mente ecclesiastica, il cor cesareo e l’animo veniziano? Certamente, il proceder, che avete fatto e che fate, non solo è una norma di chi vòle imparare a vincere l’imprese e a insignorirsi de la republica o del principe che gli dá grado e stipendio, ma è la chiave che apre le porte di Constantinopoli a le navi e ai cavalli del popol di Dio, il qual temeva il suo scampo, se la Francia, spuntando fuor de le vostre armi, avesse potuto unirsi con quei turchi, che, strascinati da la bestialitá loro e da la pazzia d’altri, col sangue e con Tossa faranno Corfú piú eterna che Roma. Or attendete a la cura governata tanto militarmente da l’acuratezza del vostro acurato vedere; ché piú di savio né piú di coraggioso non può sperare il principio, il mezzo e il fin de la milizia. E perciò voi, ritornando a varcar l’Alpi, che passaste con Augusto, compirete ciò che cominciò egli. Intanto il vostro nome vola con Tale d’una fama nuova: nuova, dico, perché non Tadulazion poetica, non la mendacia istorica, ma la voce publica Tessalta, e niuna lode è chiara come la vostra, poiché fino ai fanciulli la cantano. Né mi par’da tacere di messer Angelo Contarino, non men dotto che buono, il qual disse in un cerchio di senatori: — Il marchese del Vasto è il legno d’India, che guarirá l’Italia del mal francese. — Si che non è maraviglia se io, con penna c con lingua di puro e verace uomo, mi pasco di favellare e di scrivere Toperazioni de l’eccellentissimo Alfonso d’Avolos, mio signore.

Di Venezia, il 20 di settembre 1537. P. Aretino, Lettrre -1. 16