Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/271

Da Wikisource.

atto degno dei gesti de la magnanima natura veniziana. Io, mentre l’alterezza del favore fattomi dal clarissimo Pietro Zeno e da l’eccellentissimo Marcantonio Veniero mi sollevava da terra, viddi in cima del tribunale, ivi stabilito, tutta la sincera modestia che si richiede a la gravitá de la giustizia; viddi ancora l’onore, la gloria, la lode, la potenza, la presidenza, la reputazione, la eloquenza, il magistrato, la clemenza e la felicitade. Onde io, inchinato con l’animo a si fatte vertú, benedissi con il core il punto e l’ora che mi fecero condur qui da la mia sorte, la quale, avendo di me pietade, mi diseparò da la malvagitá de le corti. Perché i papi, gli impcradori e i re, a chi gli serve, son materie non meno di calunnie e di adulazioni che di povertá e di miserie; e di ciò è cagion la speranza, che, dove ella si vede maggiore, ivi fa l’invidie piú aspre, gli odii piú pericolosi e l’emulazioni piú astute: cosa che non interviene nei servigi de le republiche, che, se bene il particulare interesse gonfia gli animi di questo o di quello, l’occhio del dovere, che ognora guarda l’utile comune, ne le occorrenze universali converte la malivolenza in amore. Ma le genti, che strascinano gli anni dirieto ai principi, mutata la mente in rabbia, divorano con il continuo rancore e lor medesimi e altri. Si che lo starsi nel letto di questo lagume è la mia consolazione. Io son visto dolcemente dai piú stimati e dai piú saputi. Io ottengo da la benignitá di tutti piaceri e grazie. E godorni, oltra le altre pratiche nobili, de la vostra conversazione, a me piú cara che la dimestichezza di qualsivoglia signore, perché dagli spirti del vostro spirto nascono non pur essempi, sentenzie e dottrine, ma onestá, costumi e gentilezza. E parmi, vedendo voi, di vedere l’imagine de la lingua greca c latina, anzi la statua de la bontade, di cui séte organizzato. E perciò io vi osservo e celebro.

Di Venezia, il 3 di novembre 1537.