Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/278

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dei casti interpreti de l’uno e de l’altro Testamento. E, per essere invecchiati dietro ai maestri e ai baccalari, perduta la speranza di potere, né per ingegno né per istudio, caminare con nuovi piedi ne le strade vere de la Scrittura di Dio, molestano con la calunnia di luterano i piú giusti e i piú cristiani. Ma siamo difesi dal credito che essi hanno perduto a fatto e a fine. La potestá, che il torto dei lor colli aveva sopra il dritto dei nostri meriti, è divenuta serva di chi, con gli effetti e non con le fizzioni, favella bene e scrive meglio. Si che lasciategli pur disperare nei volumi sacri, donati al mondo da la sinceritá del vostro profondo sapere; perché la Biblici , i Salmi e gli altri immortali sudori del Brucciolo non son cibi dal gusto di tali. Quanto prò farebbe a le nostre anime e a la lor vita, se, cambiata natura e stile, montasser lá suso come predicatori e non come cavillatori! ché ben sanno i semplici e ottimi che l’avenimento del Figliuol di Dio ci manifestò l’occulto d’ogni profezia. Onde chi crede a Giesú, da cosi fatta credenza gli è infuso ne l’intelletto il parto de la Vergine, 1*immortalitá de l’anima e la resurression dei morti. D’ogni impossibile effetto con facile dimostrazione è capace chi non dubita del suo natale. E perciò le riverende Paternitá non doverebbono vociferare nei pergoli in che maniera il Verbo divino si incarnasse in Maria, né come sia lo spirto che ci lascia fredde le membra, ne in qual modo le polveri de le carni e de Tossa, gittate al vento o sparse nel mare, debbon riunirsi insieme e rifarsi vive. Certo, la temeritá di tali argomenti rimprovera Taverne taciuto a Cristo, che l’accennò solamente, per non tórre il premio a la fede, la quale fa beati coloro che nel crederle non cercano testimonio né pegno. Noi andiamo in chiesa netti dagli scrupoli che i perversi mettono ne la religione (e tal sia di lui, se altri ci va altrimenti); e, credendo udir la predica, udiamo strida e dispute, che nulla apartengono a Tevangelo né ai peccati nostri. E di qui nasce che fino ai barbieri la intendono come gli detta la fantasia. E d’ogni male è cagione il voler trasapere di quegli, che si farebber piú onore a comendarvi e a inchinarvi che a lacerarvi e a ingiuriarvi, perché voi séte uomo senza pare ne