Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/279

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l’intelligenza de la lingua ebraica, greca, latina e caldea, e cotanto buono, che piú tosto cercate insegnare a coloro che proverbiano i vostri scritti, che vendicarvi. Onde viverete felice e lodato.

Di Venezia, il 7 di novembre 1537.

CCXXIII

A MESSER PAOLO CRIVELLO

Lodi di lui, del padre e dei fratelli, specie del piccolo Francesco. Io credo, figliuolo, clic la natura fusse in tempra, quando produsse messer Giambattista, con tutti voi altri figliuoli suoi. Questo dico per le vcrtú che ella v’ha cosi bonamente date; per la qual cosa creò da poi una frotta de ignoranti e di viziosi, non le essendo rimasa piú acqua di valore ne le vene de le fonti sue. Certo che il padre vostro, il qual paté per colpa degli altrui difetti, è una erba tagliata; né piú si può sapere, perciò piú non sa, dei secreti de la perfezzion de le gioie. Ecco Gasparo, che, per intendere le cagioni del corso dei cieli, de lo andare e de lo stare de le stelle e dei moti dei pianeti, è verace nunzio del futuro. E voi, col verso destro e terso, ottenete il nome di non mediocre poeta. Ma che debbo io dire di Francesco, minor fratei vostro, la cui sottil diligenzia fa stupire, mentre disegna, i quindeci anni o sedici, che annovera a la sua fanciullezza l’etá tenera? Per Dio, che non penso che mai garzone del suo tempo sapesse tanto. E credo che Iddio consenta che sia tale per conforto del giusto uomo che v’ha creali; onde io me ne rallegro, come uscisse dal mio sangue, da le mie ossa e da le mie carni. Né dubito che l’opre di lui non disgombrino le nebbie dei fastidi da l’animo di lutto il casato vostro. E perciò attendete a starvi lieti, ché tosto verranno i giorni de le consolazioni. Intanto andatemi scegliendo per i miei danari fuor de la ròcca de le turchine la piú grande, la piú colma e la piú viva di colore, perché ne ho estremo desiderio.

Di Venezia, il 7 di novembre 1537.