Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/290

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premio, perché in cotale spezie di compassione appare il merito del servo e la villania del signore. Lasciamo andar questo. Io non so qual vertú sia maggiore ne l’innocente, che far si che la calunnia, stanca per i lunghi e continui assalti datigli, si rimanga abbattuta da una pazienza simile a quella che vi fará vincere la perfidia degli aversari e l’ostinazion del cielo. Intanto fermate tutto il sapere e tutto il valere negli aggiramenti del mondo, la machina del quale sta per andar sottosopra, cotanta iniqua è la perversitá dei tempi che corrono. E andando come ella va ed essendo voi de la sperienza e del pregio che séte, non si dee sperare che Io stato de la vostra vertuosa vita si muti ne la dovuta grandezza?

Di Venezia, il 14 di novembre 1537.

CCXXXII

AL MAGNIFICO MESSER GIROLAMO QUIRINO

Lodi. Il vostro starvi in Padova move, signore, in me l’efTetto de la maraviglia, la cagion de la doglia e la passione de l’invidia. Io mi maraviglio che ne le presenti occorrenzie non siate qui a far tacer degli Stali e de le guerre l’ignoranza di chi ne favella. Dolgomi per l’assenzia de la savia dolcezza de la vostra conversazione, e ho invidia del goder voi, standomi io qui, la divinitá di monsignor Bembo. Fate ormai punto a la consolazione che avete vedendo e udendo cotanto uomo, e ritornate dove pur vi aspetto, perché i vostri inusitati discorsi per il passato m’hanno dato piacere, or mi fanno stupire. Si che venite tosto, accioch’io possa tutto il tempo di due di ragionar con voi e col chiaro messer Gianluigi da Parma, le cui scienze son gli spiriti e i sensi del corpo de l’istoria. Ma P indugiar del vostro ritorno è un tórvi da voi medesimo la reputazione, che acquistareste in parlar degli esserciti che riempicno il cerchio