Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/330

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1 Tutte le graziose stelle amiche, che n’infondon fatai senno e valore, quando il Broccardo, altissimo pastore, depose il fascio de le sue fatiche, raccolser per lo ciel l’asperse miche di fuoco e d’òr, che, scintillando fòre, mosse vertú del lor soverchio umore sugli occhi de le luci a noi nimiche. Ed un felice e bel diadema ardente formáro a l’alma valorosa e bella, qui senza par, lassú sola e lucente; tal che la fèra sua maligna stella, vergognosa d’un fallo si repente, subito spento lui. si spense anch’ella a Quando al gran spirto, a danno di natura, Morte aperse il gentil uscio terreno, ch’umano alto valor di senno pieno chiudea, qual nido, una colomba pura, piansero Antonio l’antenoree mura, sospirò d’Adria il fortunato seno; e, cinto d’atre nubi, il ciel sereno fe’ la vista del sol pallida e scura. Spogliarsi i boschi dei frondosi manti, ché il duol fugli autunno, e i sacri allori gli inchinar, preso il volo, i rami santi. Vidder gli afflitti, sua mercé, pastori le stelle fisse andar, restar l’erranti, mentre s’alzava ai sempiterni onori.