Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/34

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dato il saio pur di velluto nero, in tutti i busti e per tutte le falde ricamato di cordoni d’oro riccliissimamente; dono conveniente a la grandezza vostra piú che a la bassezza mia, la quale non si vergogna a esser vista ornata di robbe tali per amor de la vertú che l’alza, non altrimente che alzi voi la liberalitá con cui sostenete in Italia ciascuno che ha in sé virtute o nobiltá. E perciò Iddio vi guardi ne la grazia sua e nel favor del duca vostro, come desidera Vostra Signoria.

Di Venezia, il 21 di genaio 1530.

XVIII

AL MARCHESE BONIFAZIO DI MONFERRATO

Lo ringrazia dei doni, delle cortesie e degli inviti che gli ha fatti. Io mandai, signore, a Padova a donarvi i profumi che chiedeste, e non a venderveli. Era pur troppo bel presente la catena d’oro che qui mi poneste al collo, senza lo agiugnervi i cento scudi pagatimi da messer Giuliano da l’uomo armato, vostro compare e mio. Ma e’ mi basta piú il core a sodisfarvi de la collana e dei danari, che de lo esser venuto, doppo la incoronazione di Cesare in Bologna, qui per vedermi, come mi avete detto: atto veramente degno d’un principe, che si essalta nell’umiltá, tenendo piú nobile la vertú che i gradi. E certo il desiderio di conoscer piú cose ha mosso la generositá vostra a vedere non un uomo famoso, ma un che per amar la veritá è odiato da le ricchezze, il quale si reputa felice, poiché niuno l’ha mai potuto constringere a tacere le cose che egli ha voluto dire. Ma veniamo a la lettera, con cui Vostra Signoria illustrissima mi prega che io voglia venire a ornare il suo paese con la mia presenza. Parvi egli che io sia sufficiente a rispondere a tante cortesie in un tratto? Aiutimi Iddio a rendervi gratitudine conveniente a tanti doni, da che io non posso se non