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CCLXXX

A MESSER FORTUNIO

Invia tre sonetti di Gianambrogio degli Eusebi. Amando l’unica vostra gentilezza non pur me, ma i miei famigliari ancora, acioché cotal sua caritá d’animo vegga che essi non son meno ornate di vertú che di costumi, vi mando tre sonetti che in laude del duca d’Urbino e di monsignor Bembo ha composti il nostro messer Ambrogio Eusebi. Leggali il vostro solo giudizio, e poi mi dica se mai fanciullo ne seppe tanto

Di Venezia, il 6 di decembre 1537. In quai spazi di mari ed in qual terre potrá, signor, capir la gloria vostra, che quasi un nuovo sol quaggiú si mostra, e qual ciel fia che poi la chiuda o serre? Perché, s’avien ch’armata si disserre quella destra, ch’indora l’etá nostra, verso il Levante, e di sé faccia mostra tra le squadre infedel, si che l’atterre, scender vedremo allor Bellona e Marte dagli alti chiostri e render tutte a voi le lodi, che di lor la fama ha sparte. Onde nel cerchio dei gran liti eoi vi si sagrarán tempii, e mille carte chiaro furativi a tutto il mondo poi.