Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/373

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medicine, che Dio lo perdoni a colui che ne fu inventore. Io le simiglio a la furia d’un fiume violente, il quale col suo corso ne mena i pezzi dei campi, non pur i sassi e gli sterpi. Dico che le ribaldane de le sue misture ci tránno de le viscere i mesi e gli anni, lasciandoci in secco la vita. Se io non avessi rispetto a le Eccellenze Loro, battezzarei i medici «alchimisti dei corpi», da che la presur.zion, che gli imbriaca, esperimenta una oncia di sanitá sopra il capo di due vite, e le leggi ignoranti sopportano, non che sieno puniti, ma si paghino degli omicidii. In gran travaglio entrano i valenti uomini, udendo rispondere da lo amalato, che essi dimandano se egli fa bene i suoi fatti: — Messer si, — peroché la sufficienza de l’arte di Galeno si ferma tutta ne la malva d’un cristero. Che pietá è a veder giacersi lá un poveretto estenuato da la dieta, che se gli ordina per non essere intesa né la natura de la malattia, né la qualitá de la complessione; onde poi tutti i pecoroni sollecitano gli stillati, i conforti, la cera e la fossa. Che crudeltá sono i collegi, disputanti il rischio di chi gli dá fede! Savi contadini, che, senza cotali tradimenti, vi medicate l’un l’altro, accordandovi sempre col parere di far cosi! Quanti sono assicurati dai Corani vobis, mentre che si muoiono; e quanti si tengono per ispacciati. che la sera venente saltan fuor del letto! E ciò avicne, per non avere un giudizio al mondo ne le disegualitá de le infermitadi. Dove si rimane l’avarizia dei cosi fatti, per la qual cosa tritano Tina febricina si minuta, clic basta un mese a colui che se la ritrova sdosso? Ben abbia Roma, che spesso spesso ne fa scoppare qualcuno dal solo famiglio, che, per avanzare d’un’acetta in sul capo, tengono in casa. Forse che andrebbono a toccar il polso piú d’una volta a san Francesco, se il detto, che non ebbe mai un danaio, non gli pagasse. Salvo la pace del veramente esperto, dotto e buon messer Iacopo Buonacosa, ferrarese, splendido fisico, e degli altri simili. Or, tornando a voi, essorto Vostra Signoria a perseverare nei destillamenti incorruttibili, con cui il gran padre di Quella risuscitava le genti, con somma gloria de la Cittá di Castello.

Di Venezia, il 15 di decembre 1537.