Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/389

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Questo è l’altiero e sopraumano essempio
del gran Giovanni dei Medici invitto,
del quale il corpo, a le vittorie ascritto,
brama ogni tomba, ogni sacrato tempio.
Piange l’istoria il suo immaturo scempio,
mentre ogni penna il duro caso ha scritto,
da l’Arno di Fiorenza al Nil d’Egitto,
erede è di sua fama senza essempio.
I cieli a gara vòlson tutti quanti
l’ardito e magno spirto, ch’or si serra
dov’è ’l gran Dio dei dèi, Santo dei santi.
Si ch’ogmm miri il vittor d’ogni guerra,
che par che dica a Marte nei sembianti:
— Guarda tu il ciel, ch’io guardarò la terra. —

cccxii AL MAGNIFICO MESSER PIETRO ZENO fu di messer Cataria il cavaliere. Ringraziamenti del dono di una turchese e di una lettera, e lodi. Io, signore, ho ricevuto dal cor de l’ottima volontá vostra in un tempo medesimo due presenti : la turchese legata con l’oro e la lcttra chiusa con la cera; e, perché ne la verni de l’una consiste la sicurezza de la vita e nc la eleganza de l’altra l’onor de la fama, nel rendervi per cosi fatti doni le grazie eh’ io posso e non le grazie eh’ io debbo, dico che la vostra è una bontá inaudita, poiché, mossa da la caritá propria, procura la salute e la lode per me, che ho saputo solamente conoscere che séte degno d’esser reverito dal mondo. Io non voglio piú guardar la persona né afaticar l’ingegno, peroché tal cura e tal fastidio è ormai uffizio de la pietra donatami e de la carta mandatami. A me basta tener quella nel dito e questa ne la cassa, e non sarò offeso dai traditori né ingiuriato dagli anni. Chi non crederá ch’io sia stato uomo di merito, vedendomi scritto di mano d’un cotanto senatore? Ma a che proposito, clarissimo signore, usare il mezzo de la cortesia nuova per tirarvi apresso