Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/391

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tigli da la Signoria! Partirsi dai padroni vecchi per andare a servire ai nuovi? ritrarsi dai vcniziani per acostarsi ai francesi? Ecco: il fin suo è de la sorte di quegli che si san procacciar coloro che fuggono i buon principi. I tristi e la sua inesperta bontá lo tolsero da Francesco Maria, il qual sa vincer gli uomini col valore e la fortuna col senno. E forse che l’Eccellenza di cotanto capitano non si diletta di sollevare i suoi? Per Dio! che talvolta mi è venuto voglia di far qualche novitá, per godermi del piacere che quel piglia in favorir agli amici. Ma a che fine dar la colpa del suo fine ad altri, sendo tutta del fato? O garzone generoso e ardito, se tu avessi potuto resistere al contrasto de la invidia, che egli avca a la tua futura gloria, in che bel vanto ponevano Italia gli onori de le tue armi!

Di Venezia, il 21 di decembre 1537.

CCCXIV

AL MAGNIFICO MESSER PIETRO ZENO

, figliuolo del procuratore Messer G. Assai meglio di lui saprá scrivere un motto per lo Zeno Ludovico Dolce. Il motto, grazioso giovane, che desiderate porre nel campo del breve d’oro, che vi dee ornar la berctta, vorria esser soave e amoroso, come séte voi. Perciò partoriscalo il piano e facile spirito del nostro messer Lodovico Dolce, ché certo l’asprezza del mio ritroso ingegno non vi sodisfarebbe con la invenzione che cercate. E, aciò non crediate ch’io fugga di compiacere a le richieste de la vostra volontá, eccomi a farvi un libro, quando sia che deliberiate ch’io lo faccia. E vi bascio la magnifica mano. Di Venezia, 11 21 di decembre 1537.