Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/400

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CCCXIX (0 AL CONTE MASSIMIANO STAMPA Dedica della Umanitá di Cristo. Io pensava, signore, udendo esclamare a David nei Salmi: «Non confidate nei principi, né anco nei figliuoli degli uomini, in cui non è salute», di dedicare le cose, che io ho scritto di Cristo, a Cristo; si perché a lui, che è l’obietto e ’1 subietto degli onori e de la gloria, si convengono le vere lodi; si perché da lui, che è l’auttore e il datore dei beni celesti e terrestri, derivano i guiderdoni, che ci fanno felici in terra e beati in cielo. Ma, nel pensar ciò, mi accorsi del peccato e de lo errore, che io commetteva, ciò pensando, lo peccava a presumer tanto di me, che io giudicassi le mie opre si degne, che si potessino intitolare a Dio; ed errava a non rendermi certo che ai di nostri ci fossero tanti giusti, che meritassero cotali fatiche. Ma, se il mio accorgimento non mi ammoniva col mostrarmi il perfetto numero degli essecutori dei precetti di Giesú, i quali vivono sotto le sue leggi, non come monarchi, ma quasi ministri de la sua fede, e, temendolo e amandolo e servendolo, ci insegnano con quale affetto egli si dee e temere e amare e servire, io, peccando ed errando, pregiudicava a Paolo terzo, massimo pontefice, al cui merito Iddio prolunga i termini de la vita, acioché egli, che è santo, acqueti con pace eterna le noie de la Chiesa sua. Offendeva Carlo augusto,al quale m’inchino, perché, se le parole sacre di Iosue arrestarono il sole con istupor del mondo, i suoi gesti santi trovano ogni di nuovi mondi con istupor del sole. Ingiuriava il sire cristianissimo, la cui bontá a tutte l’ore vince ed è vinta da la sua reai cortesia, onde io gli bascio con la bocca del core quella mano adorata da ciascuno che con numera fra gli dèi la dea Liberalitá. Io faceva (i) Soppressa in M T .