Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/402

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d’iddio. Né ciò faccio per gratificarmi a la pietade, che sempre aveste a le afflizioni mie, né per pompa de la vcrtú, né per cupiditá di fama; ma, perché Iddio mi spira c perché debbo farlo, offerisco cosi fatto libro a voi che séte degno, a voi che séte giusto, a voi che séte pio. O beato uomo, che per dono celeste vi è dato a signoreggiare il favore del sacro Francesco Sforza, a la cui gran prudenza, a la cui gran giustizia, a la cui gran benignitá si doveriano edificar tempii, drizzare altari e sacrar giorni, perché egli solo sa regnar dominando, egli solo sa porre il giogo ai superbi, egli solo sa perdonare agli erranti ed egli solo sa l’arte e il dar modo di pace. Acettate le carte divote, che io divotamentc vi apprcscnto, e vagliami appresso la vostra alta gentilezza la materia di che esse favellano, poiché non mi vale Io ingegno, del quale son si povero, che a voi, che mi avete fatto salvo da ogni miseria, non posso render grazie degne. Ma, per non potere altro, benedico il giorno che nasceste per salute degli spirti nobili, dei quali séte sostegno. E si convicn proprio a voi Taverne cura, che ben sapete che, per dargli il pane dieci o venti anni, i nomi di eh’ il fa sono alimentati dai loro inchiostri di secolo in secolo. E Alessandro, che ebbe infiniti esserciti, infiniti regni e infiniti tesori, oggi non è altro che quel che ne gridano gli intelletti, che per lor cortesia ne han fatto memoria. E uno imperadore, che mor senza aver chi ne scriva, se bene ha il sepolcro di marmo, superbo per le statue, e lo epitafio che lo rammenta, simiglia la testa di un leone appesa sopra le porte di un gran palagio, la quale è guardata da ciascuno come si guardano le fère che sono state terribili. Adunque rallegratevi, signore, poiché avete saputo procacciar predicatori al vostro nome, del quale se io non parlo come doverei e come vorrei, è perché il mio e ogni altro piú famoso stile non vi puote laudare tanto che basti. Ma vi è piú onoreche non se ne faccia istoria, perché i vostri atti son tali, che vi faranno vivere per lor medesimi senza l’altrui parole.