Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/406

Da Wikisource.

nel far comedia de l’istoria del marescalco, il quale dovea consigliarsi di tór moglie con il gran cavaliere Guido Rangone, che, fattolo capace di una parte de le vertú de la sua (che, mentre Dio gliela guarda, non dirò mai che re niuno sia piú felice di lui), gli arebbe aperto gli occhi di maniera, che sarebbe corso a pigliarla. Ora, o per serva o per ciò che vi aggrada, degnatevi di accettarla, ché, in qualunche modo vi stia presso, ella avanzerá tutte le pari sue di grado, come voi, con la grandezza de l’nnimo vostro e con il prudente vostro valore, avanzate non solo tutte le magnanime donne, ma tutti i principi d’oggidi.

cccxxii

A LA SACRA IMPERATRICE AUGUSTA

Dedica delle Stanza per la Serena. Tiziano, nobile Isabella (amato dal mondo per la vita che dona lo stil suo a l’imagini de le genti, e odiato da la natura, perché egli fa vergognare i sensi vivi con gli spirti artificiosi), infiammato dal desiderio di mostrare per vertú de le sue mani Cesare istesso a Cesare proprio, fece si, con il gran favore de ressempio, in cui respira il dipinto duca di Mantova, che, nel vederlo, l’altissimo Carlo consenti che rassemplasse la fatale effigie sua; ché ben sapeva i miracoli che doveva fare la union dei colori da lui distesi ne l’imperiai subielto. Onde io, bramoso che il nome vostro diventi simulacro de le carte mie, mosso dal giudizio del saggio pittore, tento, nel porgerle gli onori de la casta Sirena, che una de le infinite grazie, che sostengono voi, graziosa, si rivolga al fervore de la mia calda intenzione, talché gli inchiostri e le penne, da me apparecchiate per fare statua del candido nome de la Vostra inclita Maestade, si assicurino a cominciare di intagliarla. E ho voluto che le lode de la terrena Angela si formino dal canto d’un pastore, perché le vostre sieno sculpite da la bocca d’un dio. Ed è bene degno che divina lingua esprima i divini meriti de la beata