Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/412

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giornalista ricattatore (0. Vissuto oggi, assai probabilmente avrebbe fondato un giornale politico-letterario-umoristico, che avrebbe scritto quasi tutto lui, riuscendo a formarsi anche adesso quella reputazione, che ne rese cosi formidabile il nome nella prima metá del Cinquecento. Ma giornali allora non ve n’erano; sicché l’Aretino dovè appigliarsi a equipollenti. E, dopo avere sfruttata a Roma la statua di Pasquino, riuscendo a convertirla, da palestra di frigide esercitazioni accademiche, in «organo», diremo cosi, ufficiale della piú sanguinosa maldicenza popolare (*); — dopo avere trasformati quasi nelle moderne rassegne umoristiche quei «giudizi» o «pronostici», che gli astrologi solevano mandar fuori al principio di ciascun anno (3); — trovò finalmente la forma letteraria adatta per lui: quella forma che a ragione si vantava d’aver creata, perché tanto dissimile intimamente, nella simiglianza dell’apparenza esterna, dall’epistola ciceroniana o petrarchesca;quella forma, cioè, in cui, libero ormai dall’impaccio del verso, egli poteva effondere, abitualmente in non piú di due paginette, di rado in tre o quattro, e soltanto in casi eccezionali in otto o dieci, ciò che gli suggeriva l’estro, lo stato d’animo, o anche la borsa vuota o piena. E (ci si perdoni la digressione) oggi, che la smania di far della letteratura chiacchierona e vuota ha invaso in cosi malo modo il giornalismo, che perfino l’umile cronista si crede obbligato a incominciare la narrazione di un qualsiasi fattaccio dalla descrizione (1) I! primo a considerare i’A. come precursore del moderno giornalismo fu Philarèthec Chaslks, Elude» sur ÌV. Shakespeare, M. Stuart et l’A. (Paris, J851), p. 382; la cui tesi fu ripresa dal Dk Sanctis (P. A., in Nuova Antolog., xv, 1870, pp. 524-35, rifuso nella Si. d. le/t. il., ediz. Croce,», 113 33), e poi dal Lezio nel suoi vari lavori sull’A., che avrò occasione di citare. Nella mediocre monografia di Carlo Bkrtani, P. A. e le sue opp. (Sondrio, 1901) si procura non solamente di dimostrare esagerate le conclusioni del Lucio (cfr., p. e., p. 121, n. 31), ma anche (impresa assai piú disperata) di purgare l’A. dalla taccia di ricattatore. Ma cfr. A. Salza, in Giani, star. d. lell. ita!., xliii (1904), 88-117, spec. 115 sgg. (2) Lezio, P. A. e Pasquino , in Nuova Antologia, serie ni, voi. xxvm (1890), pp. 679-708, nonché L’A. e il Franco, in Giorn. star. d. lett. Hai., xxix (1897), p. 233. Per le pasquinate composte dal l’A. dopo la morte di Leone X, si veda Vittorio Kossi, Pasquinate di P. A. e anonime per il conclave di Adriano Vi (Torino- Palernio, Clauscn, 1891),«u cui cfr. A. Lezio, in Giorn. stor. d. lett. ita/., xix (1892), pp. 80-103. (3) Luzio, P. A. a Ven. clt., p. 5 sgg. Si veda anche dello stesso autore Un pronostico ined. di P. A. (Bergamo, 1900), su cui cfr. P. Molmentj, in Flegrea, 1900, III, pp. 131-139.