Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/420

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io decembre 1537(0. Ragionamento cosi convincente, che a esso non posso se non sottoscrivere pienamente, limitandomi a ricordare, per maggiormente corroborarlo, che nell’ottobre 1537 (lett. cxcvn) l’A. annunciava d’avere scritto o d’accingersi a scrivere quella dedica che si vorrebbe pubblicata giá dal 1532, e che in questa si allude alla lega di Spagna, Roma e Venezia contro il Turco, della quale il Della Rovere fu nominato generalissimo, e cioè a un avvenimento accaduto per l’appunto nel secondo semestre del 1537. I. Nessun dubbio, quindi, che edizione princeps del primo libro delle Lettere sia quella di cui innanzi si è narrata la storia, e che indico con la sigla M l [Marcolini prima]. Diventata fin dal secolo decimottavo assai rara, oggi è quasi introvabile. Pure ho avuto la fortuna di poterne studiare due esemplari (*), conservati rispettivamente nella Nazionale-centrale di Firenze e nell’Universitaria di Pisa ( 3 ). Al f. t, non numerato, l’esemplare fiorentino ha un semplice bottello: Lettera di Pietro Aretino; laddove in quello pisano (1) Cfr. sulla questione auciic Tkouorico Lamponi nella sua cit. ediz. delle /-<*«. all’A., I 1 , 266 n; Luzio, P. A. a Ven., p. 55 «; Bf.rtami, op. cit., p. 324, n. 9. (2) Un terzo esemplare, oggi disperso, si conservava ancora nel 1865 nella Palatina di Firenze. Sulla carta di guardia dell’attuale esemplare fiorentino è infatti la seguente annotazione: «Io, Tcodorico Landoni, nel 1865 vidi c adoprai nella Palatina un esemplare magnifico di questo libro, che aveva nel frontespizio un tempio d’intaglio in legno. Sono sicurissimo di non prendere errore, perché in cose bibliografiche ho memoria ferrea. Era un esemplare di gran valore, mentre questo qui, mancante di fronLespizio e delle due carte con segnatura d’uua foglia, è assolutamente dispregevole al paragone. Esse due carte sono chiamale qui nel registro in fine, colle parole ’ecetto la folia che [eh’c] simplice ’, e dovevano contenere l’indice. Potrebbe anche trattarsi d’una carta sola, ma non credo». — E piú sotto: «A di.... novembre 1882. Il signor Teodorico bandoni, che si è permesso di scrivere sopra di un libro non suo la dichiarazione precedente, fu ingannato dalla sua memoria, perché l’esemplare, che egli cita e che avrá veduto forse in altro luogo, non appartenne mai alla Palatina, non figurando in alcuno dei suoi cataloghi, conte sarebbe stato necessario per poterlo a lui presentare in quel tempo. Torello Sacconi prefetto». Ma, con buona pace del Sacconi, il Landoni non fu ingannato dalla memoria: l’esemplare, che egli descrive, esisteva effettivamente nella Palatina, dalla quale dovè purtroppo sparire prima del 1S72; anno, in cui, come mi scrive persona bene informata, mancò al raffronto. (3) Ringrazio il chiarissimo Salvatore Morpurgo e l’amico Guido Manacorda, che gentilmente me li hanno concessi in prestito. E molta gratitudine debbo aMott. Mariano Fava, direttore della Universitaria di Napoli, senza le cui continue agevolezze non mi sarebbe stato possibile attendere alla presente edizione.