Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/428

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b ) La M l si annunzia come pubblicata nel settembre, e non giá nell’agosto 1538. Dunque, anche volendo ammettere (che mi sembra assai probabile) che essa si sia incominciata a stampare verso il luglio 1538, non c’è alcuna inverisimiglianza che essa sia stata condotta a termine in oltre due mesi. Non fu forse stampata presso a poco nello stesso periodo di tempo la M i , che, come prima edizione, presentava di certo maggiori difficoltá di esecuzione tipografica, che non una ristampa ? Andiamo innanzi. Collazionare parola per parola la J/ 2 con la M l era fatica lunghissima e sprecata, dal momento che siffatta collazione minuta era stata giá fatta da me tra la M K e la J/ 3 , di cui appresso si discorrerá. Bastava quindi volgere l’attenzione soltanto su quei punti in cui la 3 f l e la M 3 fossero difformi, per assodare quali, tra le varianti, risalissero giá alla M i , e quali, per converso, fossero state introdotte per la prima volta nella M 3 . Giacché l’ipotesi, che, a furia di sottilizzare, si potrebbe pur fare, che l’A., dopo aver mutato nella M 2 , tornasse nella M 3 alla primitiva lezione, è cosi inverisimile e cosi poco conciliabile col temperamento giornalistico dell’A., insofferente di correggere e ricorreggere, che non merita nemmeno di essere discussa. Posto ciò, il raffronto andava limitato alle lettere lxxxvii, cxxvi, CXXX, CU, CL.IV, CLVII, CLX 1 I, CLXVI, CXCI, CXCII, CXCIII, CXCVI, CCXIV, CCLX, CCLXIX, CCLXX, CCLXXIIl, CCLXXXI, CCLXXXIII, CCLXXXIV, CCLXXXIX, CCXCIII, CCXCIV, CCCI 1 , CCCIII, CCCV, CCCVII, CCCVI 1 I, CCCIX, CCCXIII, CCCXV, CCCXIX, CCCXX, CCCXXIII. Orbene, il risultato di codesta collazione è stato proprio quello che meno si sarebbe aspettato. Per la lettera lxxxvii la M l e la $P sono conformi; conformi ancora per la cxxvi; conformi del pari per la cxxx: insomma, a farla breve, le due edizioni non presentano alcuna variante. O meglio, ne presentano qualcuna, ma affatto diversa da quelle che fin qui erano state asserite con tanta sicurezza: nella lettera cccii a una critica, per altro riguardosissima, a Michelangelo è sostituito un precetto d’indole generale sull’arte; qualche piccolo ritocco formale è fatto nella medesima lettera e nella cccm; e... niente altro. Nulla è immutato rispetto ai due Franco; il che prova che fino al settembre 1538 i rapporti fra maestro e discepolo fossero ancora, almeno apparentemente, quelli d’una volta ( 0 . A Niccolò infatti è indirizzata (1) Dunque, il Luzio, I. c., ha ragione «la vendere, quando opina che la