Pagina:Aretino, Pietro – Il primo libro delle lettere, 1913 – BEIC 1733141.djvu/57

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catena dicesi che la liberalitá di Francia è tale, che, solamente a guardare il pontefice, gli convertirá quella sua innata miseria e incomprensibile avarizia de l’anima in prodigalitá. Oh! non sará, questo, maggior miracolo che alcuno che n’abbia fatto il Giberto? Per Dio, che la immensa cortesia reale fará diventar Clemente Leone! Oh Dio, saria pur un bel vivere, se il padre santo, quasi cameleonte, si dipignesse del colore de l’animo cristianissimo ! Ma non v’ho io da dire? Quella pecora di Pasquino ha paura che il re, praticando col papa, non si trasformi in lui, che Iddio ce ne guardi! E, se non che io gli ho cavato cotal fantasia di capo, era piú ostinato in ciò, che non è il Cardinal di Medici in donare ai benemeriti ciò che egli ha, quel che avrá e quel che ha avuto; e tutte le pazzie, che io dico, fa per essere imitato dai principi. Ma voglia Cristo che egli per ciò non acquisti una invidia, che a lui tolga la vita e ai vertuosi lo appoggio.

Di Venezia, il 20 di genaio 1534.

XLI

AL MAGNO ANTONIO DA LEVA

Lo ringrazia del dono di una coppa e dell’offerta di fargli pagare anno per anno tutto il danaro di cui potrá avere bisogno. Non avendo, signore, fino a qui la Vostra Eccellenza pretermessa cosa che si appartenga a un capitano degno, volete ancora osservare, per esser voi e l’uno e l’altro, tutto quel che si conviene a un principe buono, il quale dona per misericordia e non per vanto. II signor don Giovanni Caraffa, onor de la nobiltá sua, mi ha data la gran coppa con il coperchio, la quale mi donate non perché io vi laudi, ma perché io vi dica il vero; ché ben sapete che i re hanno abondanza dei tesori e carestia de la veritá, le cui voci sono l’obietto de le vostre orecchie, le quali tuttavia intendono da lei l’istoria, che canta come la persona vostra è afflitta per essere stata il carro di tutti i trionfi