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LXV

AL MAGNO ANTONIO DA LEVA

Lodi, a proposito della nuova guerra tra Carlo V e Francesco I. Questa è quella ultima impresa, anima ardente, per via de la quale il vostro nome sará il termine degli onori umani. Ed è pur giunta l’ora che il vostro chiaro spirito, armato dei suoi propri consigli, insegnerá a la milizia come si combatte, e al combattere come si vince, e al vincere come si trionfa. Egli è venuto il punto che vi potrete saziar di gloria, se vi bastasse d’essere immortale. Gran cosa a dire e quasi impossibile a credere, che gli ozi vi sieno fatica e i negozi riposo! E qual corpo mai, eccetto il vostro, langui ne la pace e sanossi ne la guerra? Iddio fa ogni cosa bene, e perciò vi raffrena meglio che potè con la indisposizione; e, ciò non facendo, vi insignorireste del regno di quel Marte, del quale séte essecutore. E chi sta in dubbio che non si nasca con tal grazie, contempli le maraviglie che escono tuttavia de l’animoso vostro ingegno. Voi fate guidarvi l’insegne da la pertinacia e dal terrore, voi fate mover le genti di la prudenzia e dal valore, e fate aprirvi le difficultá da la vertú e da l’armi. Certo è che ogni vittoria porta seco i dubbi : ma ne la imperiale non ve ne è veruno; e, se ben ci fussero, saricno assicurati dai saggi provedimcnti di Vostra Eccellenza, la quale debbe sommamente rallegrarsi, perché, avendovi Sua Maestá collocato nel core de la grazia sua solo per avere udito le cose che avete fatto in servigio di quella, che premio dará ella a l’opere che farete nel suo altissimo conspetto? Grandissimi effetti partorirá il vostro senno in sugli occhi suoi; ma gli partorireste sopraumani, avendovi a dimostrare contra piú forti imprese. Pure, il non istarsi indarno è il cibo de la fame dei vostri onori, e anche il leone piglia talvolta dei piccoli animali. E fate conto che tal guerra sia a voi come al tempo antico era la piazza di Navona, nel cui mezzo si stava fitto un palo.