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costume è tanto vostro quanto è vostra la vera scienza del regnare. Intanto io, che vi son servo per volontá e per fortuna, bascio le mani di Vostra Eccellenza.

Di Venezia, il 16 di luglio 1536.

LXXIII

A MESSER NICOLÒ BUONLEO

Lo ringrazia di avergli fatta ottenere dal duca di Ferrara una veste di raso nero e cinquanta scudi. Da che io, fratello, seppi quel che è fidanza e da che conobbi ciocché son principi, ho sempre guardata la mia affezzione dal porre l’amor suo ai gran signori, perché, sondo io facilissimo in donar me stesso, donandomi ad alcuno non me ne avessi a pentire, seguitandone poi la mia disperazione e la lor vergogna. Ma da le dolcezze de la sinceritá vostra mi lasciai pigliare senza altramente pensarci, onde mi diedi, per le parole ch’io viddi uscirvi del core, al vostro duca, de la qual cosa voi ringrazio e me lodo. Ringrazio voi, che m’avete dato a un duca cosi degno; e lodo me, che ho saputo credervi che egli fusse tale. Il diamante legato in uno anello e la veste di raso nero, ornata di liste larghe di velluto, compartita tutta di cordoni e foderata di pelo di velluto molto signorilmente, portatami dal capitano Francesco Beltrami, persona gentile e valorosa, cominciarono a farmi conoscer il costume della Sua Eccellenza. E ora i cinquanta scudi, contatimi dal Savana, solo perché io mi intertenga quindici giorni, che indugia quella a venir qui, confermano le vostre promesse a la mia credenza. Starò dunque aspettando la sua venuta, parendomi ogni ora un anno di abbracciar voi, che sapete con si cara maniera procacciare, ai gran maestri, servitori e, ai vertuosi, padroni.

Di Venezia, il 20 di settembre 1536.