Pagina:Aretino, Pietro – Il secondo libro delle lettere, Vol. I, 1916 – BEIC 1734070.djvu/10

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giusto in veritá e non in apparenza, voi solo dénno, non imitare (che è impossibile) né invidiare (che non si dee), ma ammirare tutti coloro che hanno imperio negli uomini. Intanto io, che preporrò il giorno che mi accettarete per servo a quanti mai ne potessi avere di letizia, dico che gli atti, che vi partorisce la prestanzia del grande animo, sono cotanti e si diversi, che, se ci fusse cosa maggiore de le predette, direi esser poco ciò che io ho di voi parlato, a parangone di quel che debbo parlarne. Conciosiaché séte si fatto, che solo co’ la reputazion del nome, solo con l’ombra de la maestá, solo col miracolo de la prudenzia isforzate le gente a venerare le vostre orme, a inchinarsi ai vostri piedi e a basciar la vostra destra, di quella intendendo, che ne lo stringere de la spada spaventa il furore degli infedeli, nel mover de la penna disperge la rabbia degli eretici e nel dar de la fede rassicura le menti dei dubbiosi. Per guiderdone del qual merito, e questa etá presente e ogni secolo futuro si obliga a offerirvi i sudori, gli inchiostri, gli animi e i pensieri, tenendovi ognor la fama ne le lingue d’una predicazione in modo celeste, che non sará bastante a nuocerle nulla alterazion terrena, veruno intoppo di fortuna e niuna antichitá di tempo. Per lo che il preclaro collegio de le vostre incomprensibili azzioni è da esser compreso dal muto de lo stupendo silenzio, avenga che gli andari loro non participano punto de le qualitá ordinarie. Certo che noi vi vediam procedere con una sorte di giustizia e con una spezie di misericordia piú tosto consimile a la misericordia e a la giustizia divina che a l’umana. La pietá, la mansuetudine, la severitade e la cortesia, con cui premiate, punite, accogliete e perdonate, variano tanto da le condizioni di cotali virtú, usandole altri, quanto la cristianitá, la degnitá, la generositá e la venustá, che vi fa venustissimo, generosissimo e degnissimo e cristianissimo, è differente da le circunstanzie dei pregi altrui. Si che bisogna affermare che non volgete ciglio, che non sia di si nuovo, di si profondo e di si mirando essempio, che non si sa, non si ardisce e non si puote esprimere. Ma, perché tutte le cose, che portono seco novitá e maraviglia, ci smarriscono prima